Rete unica, Ilva e Ita: sul tavolo del governo dossier per 20 miliardi

Coinvolti più di 25mila posti di lavoro e c'è anche il caso della raffineria di Priolo

Rete unica, Ilva e Ita: sul tavolo del governo dossier per 20 miliardi

Tim, Ita, Ilva: anche in questo fine d'anno non mancano i dossier caldissi sul tavolo del governo. Dalle tlc alla siderurgia ai trasporti, il futuro di questi big player dell'industria italiana si giocherà nelle prossime due settimane. Con il fiato sospeso oltre 25mila dipendenti (10mila solo in Tim, 12 mila all'Ilva e 3000 in casa Ita) e in gioco oltre 20 miliardi: 2 miliardi per Taranto, tra 15 e 20 miliardi per la rete Tim e quasi 1 miliardo per Ita. I tempi sono strettissimi visto che in tutti e tre i casi - a cui si aggiunge quello della raffineria Lukoil di Priolo (mille addetti) - la situazione sembra tutt'altro che definita.

In casa Tim, gli ultimi mesi complice il cambio di governo sono stati caratterizzati da una serie di stop and go con il titolo in Borsa che ha perso terreno: -27% negli ultimi sei mesi. La prossima scadenza è il 31 dicembre: il ministro delle Imprese Adolfo Urso ha detto che l'esecutivo ha svolto «ampi e doverosi approfondimenti con i principali soggetti interessati alla rete» e, notizia dell'ultima, ora vedrebbe in prima linea l'americana Kkr. È quindi ufficiale lo stop al memorandum Cdp-Macquaire-Kkr. Tramontata anche la prima versione del «Progetto Minerva»: il piano elaborato da Alessio Butti, il sottosegretario a Palazzo Chigi per l'Innovazione tecnologica, che prevede un'Opa sul totale su Tim. Secondo le ultime indiscrezioni, Kkr starebbe pensando di lanciare un'offerta per la rete del gruppo guidato da Pietro Labriola a condizione che il governo accetti di partecipare. L'idea è quella di creare una società pubblica o un nuovo veicolo finanziario.

Dalle tlc agli aerei: dopo che l'esecutivo Meloni ha deciso di non prorogare la trattativa in esclusiva con Certares (più Delta e Air France), per la privatizzazione di Ita torna in pista la Lufthansa. La compagnia tedesca, prima alleata con Msc (ma che poi si è sfilata), punta a una quota di minoranza per poi, eventualmente, salire nei prossimi anni. L'approccio permetterebbe ai tedeschi di limitare l'esborso, ma di prendere il comando delle operazioni. Nel frattempo la politica è in pressing perché Ita abbassi i prezzi dei biglietti verso la Sicilia e la Sardegna. Sulla tratta Roma-Palermo un biglietto andata e ritorno supera anche i mille euro. «È un fatto scandaloso, esiste un cartello» tra Ita e Ryanair denuncia il presidente della Regione Sicilia, Renato Schifani, pronto a rivolgersi all'Antitrust. E anche fonti del ministero guidato da Urso definiscono l'incremento dei voli una misura «ancora insufficiente».

Il governo vuole poi rimescolare le carte anche sul fronte della siderurgia. Acciaierie d'Italia nata dall'accordo tra Invitalia (40%) e Arcelor Mittal (60%) non ha dato i risultati sperati e il governo, ora che Taranto ha nuove importanti esigenze finanziarie, vuole anticipare la ricapitalizzazione prevista nel 2024 rivedendo completamente la governance che prevedeva una salita al 60% dello Stato (Invitalia) al 60 per cento. I nodi saranno sciolti nella prossima assemblea del 16 dicembre che arriva dopo due nulla di fatto nelle assemblee precedenti. Non sono esclusi però colpi di scena in caso di mancato accordo: sullo sfondo resta la possibilità di sciogliere Acciaierie d'Italia. Questo anche se lo stesso Urso ha precisato che l'esecutivo non intende statalizzare l'ex Ilva.

Sullo sfondo, infine, c'è il dossier Priolo, la raffineria russa in Sicilia che il governo ha deciso di mettere in amministrazione fiduciaria.

L'accordo con Crossbridge potrebbe arrivare prima di Natale. La cessione è sostenuta dai trader di materie prime svizzeri Vitol e Trafigura e potrebbe valere poco meno di 1,5 miliardi. È però, intanto, comparsa anche una seconda cordata che comprende investitori qatarini.

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