Si torna a parlare di revisione dei valori imponibili degli immobili e di riforma del catasto. Tutto parte dall'atto di indirizzo alle amministrazioni fiscali per il triennio 2021-2023 inviato dal Mef poche settimane fa: obiettivo dichiarato quello di ottenere un "costante aggiornamento dell’anagrafe immobiliare integrata per associare a ogni immobile posizione geografica, caratteristiche geometriche, quotazioni di riferimento della zona e soggetti titolari di diritti e quote".
Insomma, riprende quota l'idea di riforma del catasto, che Prodi aveva disperatamente tentato di realizzare durante il suo primo governo. Nel frattempo, comunque, l'Agenzia delle entrate affila gli artigli con lo scopo di fare cassa fin da subito senza attendere i lunghi tempi di una manovra così complessa, procedendo ad effettuare delle modifiche che inevitabilmente porteranno ad un incremento delle imposte per chiunque rientri in detta revisione. Se si dovesse mai arrivare, come anticipato da Il Corriere, ad adeguare i valori catastali a quelli di mercato, mediamente a Milano si avrebbe un aumento dell'Imu (ad aliquote costanti) del 174%, a Roma del 56%, a Napoli del 108% ed a Torino del 46%. Sarebbe ancora più pesante l'aumento se si considerasse l'imposta di registro relativa all'acquisto di una prima casa, dal momento che si parte da una base imponibile più bassa: a Milano l'incremento sarebbe del 299%, a Roma del 127,6 %, a Napoli del 203,2% ed a Torino del 112,9%.
Valutazione degli immobili
Agenzia delle entrate può usufruire di due strumenti al fine di valutare ogni immobile sul territorio nazionale, il primo dei quali, entrato in vigore lo scorso febbraio, è il Sit. A questa piattaforma, in cui sono raccolti tutti i dati, compresi quelli fotografici, degli immobili, si affianca l'Osservatorio del mercato immobiliare (Omi): aggiornato ogni 6 mesi, conserva le quotazioni di tutti i comuni italiani, suddivisi a loro volta in microzone.
Per far cassa, all'Agenzia delle entrate sarebbe sufficiente modificare categoria e classe degli immobili rispetto a quelle ora riconosciute.
Per fare un esempio, a Milano sono oggi individuate 41 microzone, sebbene le zone censuarie siano solo 3. Se quello che oggi risulta un appartamento in zona 2, A3 (abitazione economica) classe 3 venisse revisionato a causa della rivalutazione in classe 5 potrebbe incrementare il valore fiscale del 40%. Se addirittura da A3 venisse rivalutato in A5 l'aumento sforerebbe l'80%.
Per quanto riguarda l'eventuale rivalutazione degli estimi catastali dei centri storici, in realtà a Milano e Roma una stretta pare poco probabile, essendo già stata fatta una revisione in tempi relativamente recenti.
Ad ora l'estimo più alto nel capoluogo meneghino risulta per case di lusso in centro ( A1 classe 5): si parla di 8mila euro al mq ai fini Imu, anche se un immobile del genere può essere venduto al doppio.Tra i maggiori rischi di aumento rientrano le case indipendenti in centri piccoli o località di villeggiatura, che passerebbero dalla categoria A7 alla A8 (ville).
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