Rischio stangata per l'Italia sul gas. E le banche esposte per 25 miliardi

Ad Amsterdam le quotazioni hanno sfiorato gli 80 euro. Anche il petrolio si impenna Le imprese e gli istituti di credito del nostro Paese temono ripercussioni dalle sanzioni

Rischio stangata per l'Italia sul gas. E le banche esposte per 25 miliardi

Le sanzioni alla Russia rischiano di rivelarsi un boomerang per l'Italia. Più che altro sul fronte energetico. Ma non in modo omogeneo: un conto sono le famiglie e le imprese, un altro le aziende quotate. A dare il senso dell'effetto economico che queste scelte potrebbero avere sul Paese reale è il tweet al vetriolo di Dmitry Medvedev: «Benvenuti nel nuovo mondo coraggioso in cui gli europei pagheranno molto presto 2.000 euro per 1.000 metri cubi di gas naturale», ha scritto ieri l'ex presidente russo e consigliere per la sicurezza dopo lo stop della Germania a Nord Stream 2, il gasdotto che porta il gas russo verso Berlino senza attraversare i Paesi baltici. Gli effetti avversi prospettati da Medvedev potrebbero interessare soprattutto l'Italia che per il 90% del fabbisogno conta su gas importato dall'estero, di cui il 40% da Mosca. Certo, l'Europa non è messa meglio visto che secondo Eurostat l'incidenza del gas russo è salita al 43,4% nel 2020 e al 46,8% nella prima metà del 2021. La situazione è più che delicata soprattutto per imprese e famiglie italiane alle prese con il caro-bollette. Un aggravio economico per il quale il governo Draghi non sta trovando una soluzione, se non tramite interventi una tantum. Da inizio anno le bollette dell'elettricità sono aumentate del 55% e quelle del gas del 40%, il peso sul 2022 dovrebbe essere di 90 miliardi aggiuntivi. Un conto già salato che potrebbe lievitare anche se l'Ue rassicura sulla tenuta del sistema delle forniture. Certo, se per l'Italia i rubinetti si dovessero chiudere, non sarebbe possibile sostituire quel gas da un giorno all'altro e l'«effetto scarsità» si riverserebbe sui prezzi. Ulteriori effetti si avrebbero anche su petrolio e carbone, per quest' ultimo metà della fornitura Ue è russa. La Borsa di Milano (-0,02%) ha risentito parzialmente della situazione geopolitica, ma potrebbero essere le società maggiormente presenti in Russia e Ucraina a subire le conseguenze più pesanti, a seconda delle sanzioni che saranno effettivamente decise. A causa dell'incertezza sull'evoluzione della crisi geopolitica i mercati non europei hanno trovato una direzione univoca. Sostanzialmente stabili le altre Borse europee; recupera Mosca (+1,58%) dopo il tonfo di lunedì. Al momento l'effetto maggiore si è visto sul gas salito anche ieri del 9% in area 80 euro a megawattora e sul petrolio, giunto in area 97 dollari. Numeri che fanno male alle tasche degli italiani, ma che sostengono a Piazza Affari il settore energia e petrolio. È però lunga la lista dei grandi gruppi italiani attivi nell'area. In particolare sono oltre 500 le aziende impegnate in rapporti d'affari con la Russia - da Barilla a Pirelli passando per Generali e Snam con un interscambio che nel 2021 ha segnato un forte incremento, pari al 44% nei primi nove mesi dell'anno, superando i 20 miliardi di dollari. Al momento sembrerebbe dunque che il settore più fragile possa essere quello delle banche: Citi, Société Générale, l'austriaca Raiffeisen e Unicredit. I gruppi multinazionali, considerando anche le loro controllate, vantano crediti per circa 121 miliardi di dollari nei confronti di controparti russe, che a loro volta valgono 128 miliardi di dollari in termini di raccolta per gli istituti internazionali. E le banche italiane - secondo le tabelle della Bri aggiornate a settembre - sono fra le più esposte, assieme alle francesi, verso Mosca con 25,3 miliardi dollari ai quali vanno aggiunte altre esposizioni potenziali come i quasi 6 miliardi di garanzie.

Gli istituti francesi sono esposti per 25,1 miliardi, quelli austriaci per 17,5 e gli statunitensi per 14,6. Le banche tedesche si limitano a 8 miliardi. Anche il settore delle costruzioni è visto in affanno anche se, per esempio, l'italiana Webuild non ha alcuna attività in Russia e Ucraina.

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