Sulle pesanti e assurde sanzioni per la mancata dicitura "non trasferibile" sugli assegni di importo superiore a mille euro qualcosa (forse) si muove. Tempo fa il Giornale aveva segnalato alcuni casi in cui la multa del Fisco era davvero sproporzionata rispetto all'illecito commesso. Gian Luigi Aquilini, impiegato di 44 anni, aveva pagato il funerale del nonno con un assegno di dieci anni fa dell'importo di quattromila euro e aveva ricevuto la notifica del ministero del Tesoro: seimila euro di sanzione se paga entro 60 giorni, altrimenti novemila euro. Stessa multa anche all'agenzia funebre, per una sanzione complessiva di 12 mila euro. Il tutto per due parole mancanti.
È l'effetto dell'inasprimento delle multe previste dal decreto legge 231/2007 e rese molto più pesanti dal luglio scorso con una circolare passata inosservata. Basti pensare che prima la sanzione era commisurata al 2% dell'importo del titolo. Adesso invece è una vera e propria stangata. È la solita trama italiana: si inaspriscono le sanzioni per colpire i delinquenti ma alla fine lo Stato finisce per accanirsi coi cittadini comuni colpevoli di distrazione o di non essere stati informati a dovere. Per carità, si dice che la legge non ammette ignoranza, ma le nuove norme antiriciclaggio hanno tutte le sembianze di una parossistica mannaia.
E ora anche l'Abi e il Parlamento sembrano essersene accorti. "L'Abi ha segnalato al ministero dell'Economia e delle Finenza la necessità di trovare un'equa soluzione nei confronti dei cittadini che non penalizzi, con sanzioni sproporzionate, comportamenti riconducibili a meri errori formali e non a volontà di non rispettare la norma", ha dichiarato Gianfranco Torriero, vicepresidente dell'Abi a L'Adige.
Di casi simili se ne sono verificati già molti. Un 67enne pensionato mestrino voleva regalare un'automobile al figlio e si è ritrovato con un "sovrapprezzo" statale di seimila euro. Stessa identica cosa è successa a un'ottantenne invalida dell'Orvietano che ha staccato un assegno da diecimila euro per aiutare la figlia: punita anche lei. In tutti questi casi, e chissà quanti altri, l'unica certezza è stata la mancanza di sensibilità del Fisco.
Ora anche il Parlamento prova a risolvere la questione al fotofinish e, come segnala Il Sole24Ore, ha chiesto al Governo, in un parere che sarà votato martedì della commissione Finanze della Camera, di riparametrare l' impianto sanzionatorio all'effettiva entità della violazione.
Il parere scritto dal dem Sergio Boccadutri segnala "l' opportunità di adottare correttivi tesi ad evitare i potenziali effetti distorsivi derivanti dalla previsione di sanzioni amministrative pecuniarie con un minimo e un massimo edittale determinato ma non ancorato all' entità dell' importo trasferito in violazione" e chiede di "assicurare che la sanzione amministrativa
pecuniaria, e la relativa oblazione, sia ragionevole e proporzionata rispetto al valore dell' operazione posta in essere in violazione delle norme, in particolare per le operazioni di importo esiguo".Qualcosa (forse) si muove.
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