Ci sono pensieri efficaci. Come quello celebre dello scrittore Mark Twain: «La banca è un posto dove ti prestano l'ombrello quando c'è bel tempo e te lo chiedono indietro quando inizia a piovere». E se con i cambiamenti climatici la pioggia non scende ormai così spesso, l'esperienza piovosa la vivono in questa fase le Pmi. Loro sì che oggi avrebbero necessità dell'ombrello del proprio istituto di credito e invece niente da fare. Si bagnano perché le banche, davanti a un quadro economico complesso, nella gran parte dei casi chiedono la restituzione dell'ombrello. Il che non fa bene alle pmi e all'economia reale del Paese tenuto conto che questa espressione imprenditoriale rappresenta il 99,9% del totale delle imprese che operano in Italia; generano oltre il 70% del fatturato del nostro Paese e contribuiscono a impiegare oltre l'81% dei lavoratori. Le banche alle imprese malate anziché garantire l'ossigeno fondamentale chiedono di restituire il denaro prestato per farle crescere. Le banche temono di venire contagiate. Ecco allora che chiedono alle aziende alle prime difficoltà di restituire gli ombrelli. La pioggia cade, le imprese (soprattutto le piccole) si bagnano copiosamente e così, invece di essere aiutate finiscono segnalate al «sistema», leggasi centrale rischi. Si accende l'attenzione, sono messe sotto i riflettori e non si asciugano più. Il quadro è poco edificante. Tuttavia, la drammatica situazione non è dovuta solo all'atteggiamento delle banche ma dal fatto che anche loro hanno il fiato sul collo degli ispettori della Bce che vigilano e sentenziano.
Il punto è che la Bce dovrebbe farlo con criteri che tengano conto della fotografia di ciascun Paese aderente all'Unione perché vi sono oggettive differenze. Mentre, così facendo, contribuiscono a veicolare incertezza e timori.
Che, nel controllare e sanzionare le banche produce a cascata effetti nefasti. Con gli istituti italiani «costretti» a chiedere alle pmi ammalate di restituire gli ombrelli. E pmi ammalate significa economia reale... zoppa.
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