Sembrava un business colossale (e strategico) ma ora è in grave crisi. Stiamo parlando dello shale gas. Il motivo è presto detto: il crollo del prezzo del petrolio che rende non più competitiva il gas ottenuto dalla frantumazione delle rocce in grande profondità (tra i 2 e i 4mila metri). Negli Stati Uniti si registrano diversi fallimenti. E i segnali della crisi arrivano anche in Italia, dove il settore difficilmente potrà decollare, nonostante le aspirazioni del governo, che con lo "Sblocca Italia" aveva previsto la possibilità di effettuare ricerche (di gas e petrolio) su tutto il territorio nazionale, senza dover chiedere il permesso alle Regioni.
Ma torniamo agli Stati Uniti. Come scrive ItaliaOggi il gigante australiano Bhp ha deciso di chiudere il 40% dei propri impianti per l'estrazione di shale gas operanti negli States. Quelli che restano operativi, invece, saranno attentamente monitorati per verificarne la redditività. Dal settore si stanno ritirando anche la Baker Hughes (che per compensare le perdite ha deciso di licenziare 7 mila dipendenti), e Halliburton, che ha messo in conto di fare a meno di mille persone. Ugualmente in crisi anche la Schlumberger Co. (fornitura di servizi alle raffinerie), che ha tagliato 9 mila posti di lavoro.
Secondo Bloomberg la crisi colpirà anche le società piccole e medie che, negli anni scorsi, si erano lanciatea capofitto nel business dello shale oil e shale gas. E saranno soprattutto loro a subire il maggior tracollo. Moltissime di queste società dopo essersi indebitate fino al collo si trovano in grave crisi: faticavano già a pagare gli interessi per i finanziamenti con il costo di un barile a 100 dollari, figuriamoci ora che vale la metà. In pratica per loro in pochi mesi il debito è raddoppiato. E la crisi rischia di trascinare anche molte banche, visto che i prestiti bancari concessi a queste società sono già classificati come "spazzatura", con altissimi rischi di insolvenza. La "bolla finanziaria" potrebbe scoppiare a breve. Con pesanti ripercussioni per tutti. Alla faccia della crisi ormai superata di cui ha parlato Obama nel recente discorso sullo stato dell'Unione.
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