"Sharjah, nuovo paradiso per le pmi made in Italy"

Già 507 aziende tricolori nell'Emirato arabo che offre totale libertà d'impresa. Turismo e logistica i settori più gettonati

"Sharjah, nuovo paradiso per le pmi made in Italy"
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Emergente, attrattivo e moderno. Si può definire così l'Emirato di Sharjah, uno dei sette Emirati Arabi Uniti, il terzo per dimensioni, sempre più al centro del commercio globale e in costante espansione. Collocato nella parte orientale del Paese, Sharjah ha la fortuna di affacciarsi su due mari: da un lato il Golfo persico che condivide con i più celebri Abu Dhabi e Dubai, dall'altro l'Oceano Indiano, porta del sud-est asiatico. L'Emirato conta 1,8 milioni di abitanti di cui l'88% stranieri e un Pil del valore di circa 136 miliardi. Il territorio è governato dall'emiro Sultan III bin Muhammad al-Qasimi, personaggio noto per essere stato il primo leader di un Paese arabo a laurearsi.

Sharjah si trova in posizione strategica soprattutto per le realtà italiane in cerca di nuovi mercati perchè in grado di offrire la libertà d'impresa necessaria per valorizzare il Made in Italy. Qui, infatti, operano diverse centinaia di aziende tricolori, un numero destinato a salire: nel 2015, scriveva il Foglio, le Pmi presenti in questo Emirato erano 200. «Nell'Emirato di Sharjah oggi ci sono 507 aziende italiane registrate», rivela a Il Giornale Mohamed Juma Al Musharrkh, di Invest in Sharjah, a margine dell'evento milanese Sharjah - Italy Business Forum organizzato da Efg Consulting che ha visto protagonista anche il fondo Shurooq. A richiamare gli investitori italiani sono la solida infrastruttura economica e una legislazione flessibile che facilita l'insediamento delle aziende straniere. «Credo che le aziende italiane abbiano fatto un ottimo lavoro, soprattutto nel settore manifatturiero», prosegue Al Musharrkh. «I prodotti realizzati in Italia osserva sono straordinari. Abbiamo un nuovo programma chiamato Made in the Emirates e speriamo che le aziende italiane possano beneficiare delle strutture che mettiamo loro a disposizione». Uno dei punti di forza di Sharjah sono le sei zone franche dove gli imprenditori possono aprire società con capitale estero al 100% grazie a un regime fiscale più favorevole, un'opportunità che da poco è stata concessa anche nella cosiddetta Mainland. Esiste poi per le aziende la possibilità di costruire e avere la produzione in loco. Infine, grazie ai tre porti di cui dispone l'Emirato, si può contare su una facilità di smistamento delle merci a prezzi inferiori rispetto a quelli di Dubai.

I settori d'interesse sui quali puntano Shurooq e l'Autorità per gli Investimenti dell'Emirato di Sharjah sono la manifattura avanzata, la logistica, la mobilità, il turismo e la sostenibilità. Quest'ultima ha assunto di recente un ruolo di primo piano, dal momento che gli Emirati saranno la sede della Conferenza Onu sul clima (Cop) nel 2028.

L'Italia vanta buoni rapporti con il governo emiratino, tanto che nel 2022 il nostro Paese è stato scelto come ospite d'onore alla fiera internazionale del libro di Sharjah, evento che quest'anno coinvolgerà ben 112 nazioni. Inoltre, la premier Giorgia Meloni ha visitato Abu Dhabi a marzo per rilanciare le relazioni bilaterali. Una collaborazione che sta iniziando a dare i primi frutti: nei primi sei mesi del 2023, l'export italiano negli Emirati ha segnato un aumento del 12%, arrivando a 3,92 miliardi di euro, numeri che permettono così all'Italia di diventare il secondo fornitore europeo degli Uae.

«Sharjah è la culla della cultura islamica, ma è anche capace di accogliere chiunque indipendentemente dalla fede religiosa», racconta Giovanni Bozzetti, presidente di Efg Consulting. «Gli Emirati continua Bozzetti sono oggi il centro mondiale del business e delle relazioni internazionali. Amano il Made in Italy, quindi in un momento di forte recessione nei mercati tradizionali rappresentano il vero punto di arrivo e di sbocco per il mercato italiano».

Secondo Standard & Poors, gli Emirati registreranno nel 2023 un incremento del Pil pari al 4%, con il potenziamento di settori slegati dal petrolio, come il turismo, l'edilizia, la finanza e la siderurgia.

In questo contesto un attore come Sharjah non può che prosperare, avendo accolto università dal forte respiro internazionale, imprenditori ed enti governativi impegnati a creare un nuovo hub strategico nella Penisola arabica che possa fungere da ponte tra Europa, Africa e Asia.

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