Starbucks chiude l'accordo con Nestlè per la commercializzazione in eterno dei prodotti a marchio della caffetteria nei supermercati di tutto il mondo per 7,15 miliardi di dollari e si prepara alla conquista dell'Italia: il primo store aprirà al pubblico il 7 settembre a Milano, con inaugurazione il giorno prima.
La scommessa non è banale. Il fondatore della catena di caffetterie, Howard Schultz, ha sempre dichiarato di essersi ispirato ai bar italiani scoperti in un viaggio tra Milano e Verona per ideare, nel 1985, la società che oggi vanta oltre 28mila punti vendita in 77 Paesi al mondo. Ma finora, nonostante le diverse petizioni social, il creatore del Frappuccino si era tenuto a distanza dal Belppaese dove, secondo gli ultimi dati Fipe, si può consumare un caffè espresso a un euro in oltre 141mila bar. Mentre per un caffè in qualunque punto Starbucks del mondo occorre preventivare il doppio.
Difficile, comunque, avere commenti o dati: aormai pochi giorni dall'inaugurazione milanese di Piazza Cordusio, dove le impalcature coprono del tutto il palazzo ristrutturato da Starbucks, non è stato possibile prendere contatti o avere dichiarazioni dalla società di Seattle, né attraverso i canali della comunicazione italiana, né di quella americana.
Quello che si sa è che l'alleanza firmata a febbraio 2016 con l'immobiliarista Antonio Percassi ha segnato la prima svolta per Starbucks. La seconda è stata l'adozione, a quanto trapela, dell'italian style per la caffetteria Usa: nell'ex Palazzo delle Poste saranno serviti piatti italiani, oltre a vini e cocktail a differenza di quanto accade in un normale punto vendita Starbucks. È stata infine avviata una stretta collaborazione con la panetteria Princi: il gruppo ha investito una somma non specificata nel 2016 e ha previsto di distribuire il brand nel mondo. Nel giro di poche settimane dall'evento milanese, dovrebbero aprire altri cinque negozi, tra cui Roma e Milano (uno, a quanto pare, di fronte a Eataly). L'obiettivo, secondo dichiarazioni rilasciate un anno e mezzo fa dall'immobiliarista bergamasco, dovrebbe essere quello di coprire l'intero territorio in sei anni con un conto che potrebbe toccare le 300 vetrine.
Ma se in Italia tiene banco il primo punto vendita, nel mondo è l'accordo con Nestlè a eccitare il mercato. Non solo perché la società di Vevey, che già opera nel settore con Nespresso e Nescafè, conquista un business da due miliardi all'anno e si rafforza negli Usa, mentre Starbucks accelera la crescita internazionale.
L'alleanza potrebbe aprire nuovi scenari societari dopo le dimissioni, giunte due mesi fa, di Schultz (socio al 2,6% del capitale). Nell'azionariato diffuso spicca la presenza di Vanguard (al 6,7%), Blackrock (al 4,3%) e SSgA Funds (al 3,9%).
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