«Lo Stato riconsegni l'Ilva ai privati il prima possibile»

Bentivogli (Fim-Cisl): «La nazionalizzazione è necessaria ma il governo eviti un altro carrozzone pubblico. Landini? Vince in tv, ma perde nelle fabbriche»

«Lo Stato riconsegni l'Ilva ai privati il prima possibile»

L'acciaio dell'Ilva dovrà rimanere nelle mani dello Stato «il meno possibile, giusto il tempo necessario per risanarne il bilancio e individuare un compratore privato che sappia difendere un settore, come quello siderurgico, che è vitale per l'Italia»: il leader della Fim-Cisl Marco Bentivogli sprona il governo Renzi a imparare «dagli errori commessi nelle statalizzazioni del passato», così da evitare il rischio che Taranto si trasformi in «un altro carrozzone pubblico». Oggi iniziano le ricognizioni tecniche tra l'esecutivo e i ministeri dello Sviluppo e dell'Economia per mettere a punto il testo finale del decreto.

«Malgrado la nostra opposizione di principio, le continue sottovalutazioni del problema, anche da parte dell'esecutivo, hanno reso ormai inevitabile un intervento pubblico all'Ilva. Pensiamo, però, che prima si riconsegnerà il gruppo in mani private meglio sarà per l'intero Paese: più la nazionalizzazione sarà prolungata più a Taranto sarà difficoltosa la discesa in campo di un compratore capace di fare acciaio nella Penisola, perché i mercati dove la domanda resta forte sono sempre più distanti da noi», avverte Bentivogli, la cui sigla conta circa 235mila iscritti tra i metalmeccanici contro i 300mila circa dichiarati dai “fratellastri“ della Fiom-Cgil. Proprio verso il suo leader Maurizio Landini, la tuta rossa che ha fatto dell'opposizione frontale alla Fca di Sergio Marchionne la propria bandiera, Bentivogli è caustico: «Un sindacalista che non firma i contratti nazionali è come un cantante lirico che diventa afono. Landini va molto in televisione e sui giornali, ma perde iscritti nelle fabbriche. Aveva minacciato un'occupazione generalizzata degli impianti in crisi, ma i lavoratori gli hanno voltato le spalle, perché vogliono che gli impianti siano occupati solo dal lavoro. Spero che Landini riscopra lo spirito del sindacalista, che è quello di trovare delle soluzioni, e non resti prigioniero del suo personaggio tv, che esaurisce tutto nella denuncia». Tra le grandi partite industriali aperte del 2015 ci sono quelle di Alcoa e di Finmeccanica. Per il gruppo controllato dal Tesoro, il segretario generale della Fim condivide il progetto di divisionalizzazione impostato dall'ad Mauro Moretti ma rileva come il taglio dei costi sarà insufficiente se non abbinato «al rilancio industriale del gruppo e da una politica di alleanze internazionali nell'areospazio». Dopo il passaggio di Indesit alla Whirlpool, la stessa difesa degli impianti produttivi rimasti in Italia nel settore degli elettrodomestici richiede, inoltre, «un cambiamento strutturale» dell'intero Paese. Un salto in mancanza del quale, chiarisce Bentivogli, anche il Jobs act sarà vano: «In dieci anni ci sono state sette riforme del mercato del lavoro che non hanno aumentato l'occupazione totale. La nostra energia è la più cara d'Europa, le banche non concedono quasi più prestiti alle pmi e la burocrazia ingessa ogni cosa.

Dal 2008 il settore metalmeccanico ha contato 600mila licenziamenti», conclude il sindacalista che chiede quindi di migliorare il Jobs act: «L'intero impianto, senza la cancellazione delle forme precarie di assunzione come l'abuso di co.co.pro e partite Iva, diventa incoerente e aumenterà il dualismo a svantaggio dei giovani».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica