
Scontro frontale tra Italia e Francia sulla governance di StMicroelectronics. Con una lettera inviata il 4 aprile ai vertici del gruppo dei chip, il presidente del Consiglio di sorveglianza Nicolas Dufourcq ha rispedito al mittente la proposta di nomina di Marcello Sala (direttore generale del ministero dell'Economia) quale rappresentante italiano, preannunciando un veto totale e il mancato appoggio per il suo ingresso nel consiglio.
Un semaforo rosso senza precedenti che alza la tensione ai massimi livelli nella guerra fredda tra i due Paesi, da tempo distanti sulla gestione del gruppo dei chip pariteticamente controllato con il 27,5% da Roma e Parigi.
Nelle intenzioni del Mef, Sala dovrebbe prendere il posto del dimissionario Maurizio Tamagnini, ma a mettersi di traverso è stata la fronda che sostiene a tutti i costi l'attuale ceo Jean-Marc Chery. «Ciò che non può essere accettato - scrive nero su bianco Dufourcq - sono le posizioni assunte dal Sig. Sala, pubblicamente e privatamente, sulla gestione della società, con una forte denuncia della strategia e una richiesta ripetuta di sostituzione del Sig. Chery, contrariamente alla decisione unanime del Consiglio dell'anno scorso e al voto del 99,9% dell'assemblea generale annuale».
In soldoni, secondo il manager francese Sala non può entrare in consiglio perché ha criticato Chery, che come più volte denunciato ufficialmente dal ministero guidato da Giancarlo Giorgetti, da troppo tempo conduce una gestione sbilanciata sulla Francia e non è all'altezza del ruolo. Prova ne sono il dimezzamento del valore del titolo nel 2024, il forte calo (-23%) dei ricavi e gli annunciati tagli a personale e produzione in Italia. Per non parlare della disastrosa class action in corso negli Usa, con Stm accusata di aver rilasciato delle dichiarazioni fuorvianti su propri risultati economici, nascondendo il peggioramento del mercato dei semiconduttori. Chery, peraltro, è stato accusato nella class action anche di aver sfruttato il rigonfiamento artificiale dei risultati di StMicroelectronics e di conseguenza del titolo per guadagnare dalla vendita di azioni.
Nonostante ciò, il fronte francese lo difende a spada tratta e ora fa ostruzionismo sulle nuove nomine (3 su 9 spettano all'Italia). Nella lettera, l'unica apertura riguarda «il nome e il profilo della signora Simonetta Acri che dovrebbero ottenere un'ampia approvazione«, scrive Dufourcq. Ma si tratta di dettagli.
Secondo quanto appreso dal Giornale, il Mef ora è intenzionato a riproporre il nome di Sala e quello della Acri senza passi indietro. Il terzo nome è già deciso da tempo: rimarrà Paolo Visca, consigliere del ministro Giorgetti. Il 28 maggio si terrà ad Amsterdam l'assemblea generale degli azionisti del gruppo, ma il mese che si apre non mancherà di colpi di scena.
Che farà ora Parigi? Italia e Francia potrebbero rivedere gli accordi di governance o comunque fare chiarezza sugli equilibri nel gruppo e sul futuro di Chery che non ha da tempo la fiducia italiana.
Al momento però, il problema resta anche la presidenza del consiglio di sorveglianza di Stm che fino al 2026 sarà occupata da Dufourcq, espressione dell'azionista francese e come dimostrato dalla lettera - in netta contrapposizione con il Mef e i suoi rappresentanti.
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