Tagli, revoche e aumenti: ecco il ricalcolo delle pensioni

La difficile sostituzione di Quota 100, in scadenza il prossimo 31 dicembre, sta rendendo il clima politico incandescente

Tagli, revoche e aumenti: ecco il ricalcolo delle pensioni

Negli ultimi cinque anni, il tasso medio del Pil è risultato inferiore a uno, un risultato che rischia di danneggiare un numero considerevole di persone in uscita dal mondo del lavoro. A risentire del decremento del Prodotto interno lordo potrebbero essere le pensioni, poiché il cosiddetto montante contributivo è strettamente legato all’andamento dell’economia italiana. Il valore dei futuri vitalizi, infatti, viene calcolato sulla base del tasso medio annuale di variazione del Pil nei cinque anni precedenti. La percentuale negativa del Prodotto interno lordo può seriamente compromettere l’assegno di centinaia di pensionati. Già nel 2014 si verificò una situazione simile, ma allora il governo, per evitare problemi, decretò che il coefficiente non poteva essere inferiore a uno.

Il risultato del Pil dovrebbe essere affrontato dal consiglio dei ministri in vista dell’approvazione della legge di Bilancio ed è atteso un intervento concreto per far sì che le pensioni non si svalutino. Che non sia un momento felice per il sistema pensionistico è noto a tutti. La difficile sostituzione di Quota 100, in scadenza il prossimo 31 dicembre, sta rendendo il clima politico incandescente, ma sono le notizie di contorno a dare le maggiori preoccupazioni, come nel caso delle pensioni di invalidità, ossia l’assegno percepito da mutilati e invalidi civili di età compresa tra i 18 e i 65 anni a cui viene riconosciuta una percentuale d’inabilità pari o superiore al 74%.

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha stabilito che non è più possibile cumulare redditi da lavoro, anche di pochi euro, con l’assegno di invalidità civile erogato mensilmente. A rendere nota la restrizione è stata l’Inps che, attraverso una comunicazione, ha evidenziato come l’assegno di invalidità verrà da questo momento garantito solo ai disabili che non lavorano. Un vero e proprio ribaltone per tante persone che, oltre a ricevere la pensione, avevano anche un'occupazione retribuita.

Intanto, arrivano anche alcune buone notizie: con la scadenza del blocco delle rivalutazioni e la crescita dell’inflazione gli assegni mensili saranno più corposi. Si valuta che le pensioni aumenteranno dai 300 ai mille euro l’anno, anche se non è escluso che il governo decida di prorogare il blocco in occasione dell’approvazione della legge di Bilancio. Infine, con l’arrivo del nuovo anno, si pone fine anche al regime sperimentale triennale 2019-2021 che agiva ribassando le pensioni superiori a quattro volte il minimo in maniera progressiva.

Il nuovo sistema di calcolo prevede che dal primo gennaio 2022 continuano a rivalutarsi al 100% le pensioni fino a quattro volte il minimo, poi si applicano aliquote al 90% fra quattro e cinque volte il minimo, al 75% per tutte le pensioni più alte.

In estrema sintesi, dal 2022 la rivalutazione è piena fino a 2mila euro, scende al 90% sulla quota di pensione tra 2mila e 2.500 euro e al 75% sopra i 2.500 euro. Su queste basi, considerando l’inflazione, si stimano aumenti per una pensione di 1.500 euro intorno ai 300 euro annui.

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