Per me questo è il tempo del silenzio. E del rallentamento della vita. Due scoperte che mi hanno raggiunto e che sono divenute assai familiari nella quotidianità domestica. Dico scoperte perché per mia natura procedo sempre di corsa. Convinto che un minuto in più del dovuto e sei già in ritardo. Ma ogni stagione è la sua stagione. E adesso chiede spazio altro. Così mi ritrovo a vivere questa condizione non certo come un di meno, come una sottrazione insopportabile, ma piuttosto come un'occasione di ricchezza, di crescita lo dico io che di anni ne ho ottanta, di genere diverso. Appunto, inaspettata. E l'inaspettato, questa volta, è un libro bello e curioso. Che attrae fin dal felicissimo titolo: «Il rumore di una chiocciola che mangia». L'autrice statunitense, abita nel Maine (meraviglioso), si chiama Elisabeth Tova Bailey. Con delicatezza e in bello stile racconta una storia autobiografica che, per molti versi, richiama questo momento storico. Durante un viaggio in Europa contrae un virus che le danneggia il sistema nervoso costringendola a letto per un anno intero. Un'amica in visita le porta un piccolo presente, una piantina di violette selvatiche. Nel silenzio che avvolge la sua stanza, lei scopre sotto una foglia una chiocciola intenta a mangiare una foglia. Ne avverte il rumore naturale. È come un suono, quasi un richiamo magico. Elisabeth si affeziona a quella chiocciola. Inizia ad osservarne i comportamenti, a leggere libri su quei piccoli esseri scoprendo, tra l'altro, che per immaginare amore le chiocciole lisciano con il piede la conchiglia della chiocciola vicina e, per proteggersi se c'è una goccia d'acqua si ritirano in casa. A far tesoro della preziosa compagnia in quei frangenti di immobilità assoluta.
Un'esperienza di vita sorprendente dentro un'oggettiva condizione di fragilità, di lentezza quasi
assoluta. Di lunghi silenzi. Ma di grande fecondità di pensiero. Chiuse le pagine mi è rimasta un'espressione di Rainer Maria Rilke «Ancora tra le cose e negli animali tutto è pieno di evento, cui v'è concesso di partecipare».
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