«La proprietà pubblica delle reti, sulle quali le aziende potranno offrire servizi in regime di libera concorrenza, a partire da quella delle comunicazioni». Da premier Giorgia Meloni rilancia il piano di Fratelli d'Italia per Tim per portare la rete unica in capo allo Stato con un percorso diverso da quello ipotizzato da Cdp-Open Fiber. Venerdì il cda della società presieduta da Salvatore Rossi (foto) risponderà alla richiesta di Cdp di rinviare oltre il 31 ottobre il deposito dell'offerta per la rete e valutarà se toglierle l'esclusiva. Come vorrebbe Vivendi, che nel piano Minerva di Fdi sarebbe socio di minoranza di una nuova Tim in mano a Cdp (oggi al 10%) e concentrata solo sulla rete: ci sarebbe un'Opa su Tim che poi farebbe cassa cedendo i clienti nel fisso, nel mobile e il Brasile.
Il possibile riassetto si inserisce in un settore tlc in affanno e chiamato a investire sul 5G: in Italia il giro d'affari del comparto è sceso di 14 miliardi nel 2010-2021 (-3,7% medio annuo) con il mobile in maggiore difficoltà (-5%) sul fisso (-2,5%). A pesare, secondo l'indagine dell'Area Studi Mediobanca, è la concorrenza, esercitata sia da aziende come Iliad sia dai big, e causa di una forte contrazione delle tariffe. Il trend è proseguito nel primo semestre 2022: -4,6% i ricavi dei big.
Il fatturato della domestic unit di Tim è sceso del 7,5%, quello di Wind Tre del 6,1% e di Vodafone del 2,5% con una diminuzione complessiva di 258 milioni. Rispetto ai big europei e mondiali Tim segna il passo: -2,9% i ricavi a 7,6 miliardi nel primo semestre.
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