Il turismo italiano rischia molto seriamente di vivere una nuova crisi dopo due anni di pandemia. Ciò che sta avvenendo in Ucraina, infatti, solamente nel periodo pasquale, comporta la perdita di svariate decine di milioni di euro.
Assoturismo, la federazione sindacale delle imprese operanti nel settore del turismo, stima che le strutture ricettive italiane vedranno sfumare 175 mila pernottamenti di turisti russi. Economicamente si sarebbero tradotti in almeno 20 milioni di euro di fatturato. Non è un segreto che proprio i russi siano grandi amanti del Bel Paese e che questi, al pari di cinesi e americani, siano considerati dei top spender. Nel 2019, tra hotel a cinque stelle e spese notevoli in boutique di abbigliamento, sono stati 1,7 milioni i russi che hanno soggiornato in Italia.
Tra i luoghi più visitati, stando ai dati forniti da Enit, troviamo Rimini in testa. Proprio qui si concentra la quota maggiore della spesa totale dei turisti russi in Italia, circa il 15%. Subito dopo c'è Roma con il 14,9%. Venezia con il 9,1%, Milano con l'8,8% e Verona con il 7,1%. Stando a una previsione realizzata da Federalberghi, solamente la Capitale perderà nel 2022, senza i turisti russi, circa 150milioni di euro. Molto preoccupati anche gli imprenditori in Sardegna, in particolare in Costa Smeralda, dal momento che è da sempre una meta privilegiata per gli yacht di lusso russi che al momento sono in fuga. Mosca incide sul mercato turistico sardo per l'1,5% che tradotto in presenze equivale a 220mila persone ogni stagione.
È un problema anche per il Veneto. Solo nel 2019 la regione ha accolto un milione di turisti. Lo scorso anno, invece, a causa della pandemia le presenze si sono ridotte del 90%. Anche la Toscana, secondo Coldiretti, dovrà rinunciare ad almeno 200mila turisti russi. La seguono con numeri leggermente inferiori anche Liguria e Puglia.
Franco Gattinoni, presidente della Federazione turismo organizzato di Confcommercio, ha spiegato su il Messaggero cosa significa tutto ciò per il mondo del turismo italiano. "Nel 2019 avevamo 1,3 milioni di visitatori russi in Italia e si tratta certamente di una delle nazionalità che più spendono, per esempio, nell'ambito del tax free shopping. Ma la tragedia che stiamo vivendo - continua - va oltre qualunque numero, tanto da impattare in generale sul clima e sul senso di incertezza che sta attanagliando un po' tutti i viaggiatori, anche gli italiani che devono partire per l'estero". Il rischio e la preoccupazione è che la situazione possa allargarsi anche sugli stranieri che provengono dai Paesi limitrofi alla crisi. "Magari - spiega sempre Gattinoni - temono le minacce di Mosca". Senza dimenticare che il loro dover far fronte all'arrivo di milioni di profughi ucraini. "Abbiamo perciò urgente bisogno di regole chiare e certe per poter programmare. Serve poi un monitoraggio del settore, che necessita ancora di sostegni per uscire definitivamente da questi due anni di crisi profonda", conclude sempre lui.
I turisti americani
Le disdette però non arrivano solamente dalla Russia. Anche molti cittadini statunitensi, informa Ivana Jelinic, presidente Federazione italiana associazioni imprese viaggi e turismo, stanno annullando le loro prenotazioni in quanto preoccupati dalla vicinanza con l'Ucraina.
"Il nostro settore è in crisi, la pandemia ha causato perdite di fatturato dell'80 per cento. Le nostre aziende sono senza liquidità e non sono nemmeno nelle condizioni di poter sfruttare le agevolazioni offerte dal Pnrr, come il credito di imposta sugli investimenti in digitalizzazione", informa Jelinic.
Per cercare di far fronte alle difficoltà di questo settore è partita l'iniziativa Digitour, il credito d'imposta per le agenzie di viaggio che investono in digitalizzazione, misura gestita da Invitalia e promossa dal
Ministero del Turismo. I fondi previsti sono 98 milioni così suddivisi: 18 milioni per il 2022, 10 milioni per il 2023, 10 milioni per il 2024 e 60 milioni per il 2025. Il 40% degli investimenti sono destinati al Sud Italia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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