La Banca centrale Europea ha lasciato il tasso d’interesse di riferimento fermo al minimo storico dello 0,25%. Come ha spiegato lo stesso presidente Mario Draghi, i tassi resteranno bassi o inferiori ai livelli attuali a lungo e l'Eurotower userà "tutti gli strumenti a disposizione" di fronte ai rischi per la stabilità. Il tasso di cambio dell’euro, "fonte di interesse comune" in quanto influenza la stabilità dei prezzi e la crescita, non rientra invece tra gli obiettivi di politica monetaria della Bce.
La decisione della Bce è in linea con le attese di mercati e analisti, mentre permane un contesto di debolezza della ripresa economica tanto a lungo attesa nell’Eurozona. Secondo la relazione di Draghi, l'andamento dell’inflazione dovrebbe procedere "sotto tono" per "un periodo prolungato", ma le aspettative sui prezzi restano in linea con l’obiettivo di stabilità. La debolezza della ripresa era stata già confermata ieri dai dati sui consumi che nell’area euro hanno subito una nuova inattesa contrazione, mentre le indagini sull’attività delle imprese avevano già segnato un rallentamento a novembre. E la dinamica dei prezzi alla produzione nell’industria, caduta ai minimi da quattro anni, ha intanto rimesso in rilievo un altro aspetto che crea grattacapi alla politica monetaria: il rischio che la debole inflazione si aggravi ancora. Per questo il mese scorso l'Eurotower ha deciso a sorpresa di tagliare di un quarto di punto il principale riferimento sui tassi di interesse, così ridotti al nuovo minimo storico dello 0,25%. Essendo una mossa più che altro simbolica, e dato che ormai su questo versante i margini di manovra sono quasi nulli, da subito si sono creati interrogativi su cosa altro la Bce possa fare per tentare di rivitalizzare l’economia. Anche se di poco la Bce ha, comunque, migliorato le previsioni per la crescita dell’Eurozona: ora i suoi economisti si aspettano un 2013 a -0,4% per il 2013, a 1,1% per il 2014 e 1,5 per il 2015. A settembre le stime erano a -0,4% per il 2013 e +1% per il 2014. Il governatore della Bce ha, tuttavia, fatto presente che le politiche di risanamento dei conti pubblici nell’Eurozona dovrebbero favorire la crescita e avere un’ottica di medio termine, "minimizzando gli effetti distorsivi" di un aumento delle tasse.
I prestiti "long term refinancing operation" (Ltro) varati oltre un anno fa dalla Bce sono andati principalmente a finanziare il carry trade delle banche che hanno comprato titoli di Stato. Nei giorni passati sono state ipotizzate diverse possibili misure straordinarie supplementari. A cominciare da nuovi rifinanziamenti agevolati alle banche, Ltro magari di durata più limitata rispetto ai tre anni delle operazioni effettuate a cavallo tra 2011 e 2012. Ma dato che i finanziamenti alle banche faticano a trovare la strada verso l’economia reale, è stato ipotizzato di vincolare nuove operazioni al loro riutilizzo appunto su finanziamenti alle imprese. Inoltre resta anche l’ipotesi di portare a valori negativi i tassi che la Bce pratica sui depositi parcheggiati presso essa stessa dalle banche, provvedimento tuttavia che sembra ancora circondato da alcuni scetticismi. Infine sono circolate anche voci di una manovra di stimoli più energica (ma anche meno probabile), basata su acquisti di titoli di Stato sulla falsariga di quelle fatte negli anni scorsi dalle banche centrali degli Stati Uniti, della Gran Bretagna e del Giappone.
Tutte ipotesi tuttavia che per ora non hanno trovato riscontri nelle dichiarazioni ufficiali dei banchieri centrali. "Se la Bce decidesse un nuovo Ltro - ha fatto sapere Draghi - dobbiamo essere sicuri sia usata per economia, che non vada a sussidio della formazione di capitale bancario con il carry trade".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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