Unicredit batte le stime degli analisti nel trimestre e il neo ad, Andrea Orcel, progetta già di passare da una fase di ristrutturazione e ridimensionamento a una crescita sostenibile, senza escludere eventuali acquisizioni. Il nuovo indirizzo strategico sarà contenuto nel piano industriale atteso per la seconda metà dell'anno e che - ha detto Orcel - metterà «i clienti al centro di tutto ciò che facciamo», farà della tecnologia «il Dna della banca» e ridurrà «la complessità». Una trasformazione che, ha ammesso, richiederà tempo, iniziando da un primo target che Orcel si è preposto di conseguire nei primi cento giorni di mandato: «Conoscere i colleghi e i punti di forza e di debolezza dell'azienda per disegnare il nuovo piano».
Il punto di partenza della nuova Unicredit è costituito «dalla solida posizione di capitale, dalla qualità degli asset, dalla liquidità, da un marchio resiliente e riconoscibile e da talenti eccezionali», spiega Orcel presentando al mercato, a meno di un mese dall'insediamento al vertice, una trimestrale chiusa con un utile di 887 milioni, più del doppio rispetto al consensus (362 milioni), 4,7 miliardi di ricavi (+7,1%) e un indice di patrimonializzazione Cet1 al 15,92%. Performance che hanno messo le ali in Piazza Affari a Unicredit: +5% a 9,29 euro.
A concorrere ai risultati sono stati quattro elementi: le commissioni (1,689 miliardi, +4,3% sul 2020), l'attività di trading (639 milioni i proventi da 173 milioni), le basse rettifiche sui crediti e la disciplina sui costi. Debole il margine di interesse (2,18 miliardi in calo del 12,6% sul 2020) che spiega l'ad «continuerà probabilmente per un certo periodo, ad affrontare condizioni di mercato sfavorevoli» a seguito «delle decisioni prese in passato in termini di propensione al rischio». Per questo Orcel ha ribadito che la priorità sarà «rinvigorire il margine di interesse, rafforzare i proventi e ottenere una forte generazione organica di capitale» tramite «una rigorosa disciplina sui rischi». Sul 2021 Unicredit ha confermato l'obiettivo di utile previsto dal piano (oltre i 3 miliardi), i ricavi «in linea con le stime del consenso» (17,2 miliardi) e i costi sui livelli del 2019, oltre al «completo azzeramento del portafoglio crediti della bad bank interna entro il 2021». Quanto al rendimento per gli azionisti, Bce permettendo, il gruppo si propone di distribuire in tutto 1,1 miliardi (sia cash sia tramite buyback).
In questo scenario lo shopping «non è uno scopo in sé, ma lo vedo come un acceleratore e un potenziale miglioramento del nostro risultato strategico laddove sia effettuato nell'interesse
dei nostri azionisti» ha sostenuto Orcel nel giorno in cui i due partner ipotizzati dal mercato, Mps e Banco Bpm, hanno diffuso la trimestrale. Al contrario la turca Yapi Kredi è confermata un investimento non strategico.
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