Unicredit, il primo anno di Orcel tra luci (il piano) e ombre (m&a)

Bene in Borsa (+15%) nonostante il crollo per la guerra. No a Mps e niente Opa Bpm, ma per lo shopping c'è tempo

Unicredit, il primo anno di Orcel tra luci (il piano) e ombre (m&a)

Unicredit si appresta a festeggiare i dodici mesi dalla elezione di Andrea Orcel con un bilancio dolce amaro per il manager ritenuto, grazie al track record di successo, una superstar nell'M&A finanziaria.

In Piazza Affari la performance è ancora positiva (il titolo guadagna il 15% circa dalla pubblicazione della lista del cda con il nome di Orcel come candidato al timone del gruppo), ma la corsa ha subito una brusca frenata con lo scoppio della guerra in Ucraina (-23% dall'inizio del conflitto) a causa della esposizione al mercato russo di Piazza Gae Aulenti (fino a 7,5 miliardi). Non c'è poi stato l'atteso rafforzamento sul mercato italiano, pure riportato da Orcel alla sua centralità, né con l'acquisizione di Banca Mps su cui lo scorso autunno il banchiere non ha trovato l'accordo con il Tesoro a cui fa capo il 64% di Rocca Salimbeni (ma il capitolo potrebbe non essersi ancora chiuso del tutto), né con le agognate nozze con Banco Bpm. Il conflitto ha probabilmente rinviato al termine delle ostilità ogni proposito di shopping e di recupero delle posizioni rispetto agli eterni rivali di Intesa Sanpaolo.

Ironia della sorte il banchiere si trova così a proseguire, almeno in parte, sulla strada delle dismissioni già avviata dal predecessore Jean Pierre Mustier, nonostante un piano molto apprezzato dal mercato che si propone di sbloccare il valore nascosto nel gruppo, focalizzandosi su centralità del cliente, generosa retribuzione degli azionisti e sulle tematiche Esg integrate al business.

Proprio ieri è stata perfezionata l'uscita dalla Turchia con la cessione del 18% di Yap ve Kredi Bankas a Koc Holding per 300 milioni di euro che avrà un impatto positivo mid-high single digit sul Cet consolidato nel secondo trimestre. L'avventura turca, avviata nel 2005, tra inflazione galoppante e svalutazione della lira, dovrebbe essere costata al gruppo tre miliardi circa in meno di due anni, considerando che la smobilitazione è stata avviata a fine 2019 da Mustier. Quanto al fronte russo, un altro dove il gruppo è presente dal 2005 e dove a inizio anno si ventilava la possibilità di un raddoppio della presenza della banca con l'acquisizione, poi sfumata, di Otkritie Bank, piazza Gae Aulenti sta considerando la exit strategy. Stiamo completando un'urgente valutazione interna dell'impatto, delle implicazioni e delle conseguenze di un'uscita sulla nostra banca aveva dichiarato in merito due settimane fa Orcel pur sottolineando come dismettere una banca (Ao Unicredit Bank ex International Moscow Bank ndr) che impiega 4mila persone e serve più di 1500 aziende, 1250 delle quali europee, e assorbire uno shock che potrebbe raggiungere i 7,5 miliardi, non può e non deve essere fatto dall'oggi al domani.

Ieri sul tema è intervenuto ieri anche il presidente Pier Carlo Padoan, puntualizzando: i tempi di questa crisi non dipendono da noi. C'è un grado di incertezza su ogni cosa che impedisce di prendere decisioni sul lungo termine. quando c'è incertezza qualunque decisione di investimento va ponderata con molta più attenzione.

Il presidente ha poi ricordato la posizione di capitale solida del gruppo per cui, anche nel caso in cui la totalità dell'esposizione in Russia venisse azzerata, (con un costo di sull'indice di patrimonializzazione cet1 di 200 punti) il dividendo sul 2021 di 1,2 miliardi sarebbe confermato, mantenendo un Cet1 ratio superiore al 13% (15,03% a fine dicembre).

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