Sarebbe potuto nascere il secondo polo bancario della Germania, ma la guerra in Ucraina ha finito per rovinare i piani di Unicredit e Commerzbank. Un'indiscrezione del Financial Times, infatti, fa riferimento a un incontro che ci sarebbe dovuto essere a inizio 2022 tra l'ad di Piazza Gae Aulenti, Andrea Orcel, e l'omologo tedesco Manfred Knof. Il tema centrale dell'incontro sarebbe dovuta essere la possibile integrazione tra Commerzbank e la controllata tedesca di Unicredit, Hvb. Dall'operazione, già esplorata nel 2019, avrebbe preso forma un gruppo con 785 miliardi di asset, oltre mille filiali e 48mila dipendenti.
Il titolo ieri ha guadagnato il 2,05% sull'onda della notizia. Questo tipo di operazione è guardata da tempo con favore da parte degli analisti, a causa delle ridotte sovrapposizioni tra i due istituti. Il conflitto in Ucraina, però, avrebbe mandato in soffitta i propositi, visto che la banca italiana è alle prese con l'uscita dalla Russia, Paese a cui peraltro è esposta per 5,3 miliardi di euro nello scenario peggiore.
Orcel, in un'intervista rilasciata ieri a Bloomberg Tv ha parlato anche di acquisizioni, dicendo di essere intenzionato a rafforzare la posizione della banca. «Se troveremo acquisizioni che abbiano senso dal punto di vista strategico», ha detto, «che accelerino il piano, che ci rafforzino nel singolo Paese o nei segmenti di clientela che abbiamo, e a condizioni interessanti, le faremo». L'idea del grande deal, quindi, rimane. Anche se non si è ancora concretizzato con il manager che nell'ultimo anno ha considerato l'acquisizione di Monte Paschi, senza concluderla. Ed è stato accostato anche al Banco Bpm.
Orcel, intanto, cerca di vedere anche le luci della situazione. «Unicredit è stata costruita con la visione di essere la banca per l'Europa e se c'è un aspetto positivo nella tragedia che stiamo vivendo con la Russia e l'Ucraina, è che l'Europa sembra essersi riunita».
Orcel sta cercando di chiudere la partita di Mosca. «Le opzioni» di Unicredit sulla controllata «sono molto influenzate dalla prossima ondata di sanzioni, da chi sono le controparti, da cosa possiamo fare». L'istituto al momento è in trattativa per cedere i suoi asset russi, che vorrebbe valorizzare.
«Non dobbiamo dimenticare che abbiamo 4mila dipendenti in Russia. abbiamo 1.500 aziende clienti», precisa Orcel che esclude l'uscita dal regno di Putin comporti un altro aumento di capitale, dopo i quasi 2 miliardi di accantonamenti e svalutazioni effettuati nel primo trimestre.
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