Può tornare a crescere il nostro Paese in assenza di una programmazione certa in materia di grandi opere? Il rilancio industriale passa di qui. L'Italia, come vediamo drammaticamente tutti i giorni, è una realtà che va a pezzi. Vecchia, insicura per i cittadini/contribuenti.
L'opposizione alle grandi opere è un atto irrazionale. Quando sento parlare di decrescita felice quale via d'uscita a un progresso contro l'uomo e l'ambiente in cui vive, sobbalzo. Per me procedere a ritroso è solo fonte di infelicità. Questo vale per qualsiasi aspetto della vita, da quella individuale a quella familiare, fino alle molteplici forme di impresa. Occorre puntare alla crescita felice. I decisori pubblici dovrebbero fare proprio questo bisogno umano e economico. Ammodernare il proprio Paese, rendendolo più bello, accogliente, funzionale, sicuro è il vero e unico percorso innovativo. Perciò non si può voltare le spalle ad investimenti importanti e di lunga durata a proposito di grandi opere. Che, beninteso, non sono mai costi ma, per l'appunto, investimenti.
Ecco un biglietto da visita fondamentale da presentare all'Europa. Un modo convincente affinché anche gli investitori internazionali in fuga davanti a troppe incertezze (la quota di debito pubblico da essi detenuta, secondo numeri forniti dalla Banca d'Italia, è scesa al di sotto del 31% a fine giugno; ad aprile era al 33) che portano a paralisi tornino ad acquistare i nostri titoli di Stato. Dunque: è chimerico sperare in uno sviluppo dell'Italia senza una presa di coscienza che sfoci in iniziative concrete orientate al fare con giudizio.
La lezione da imparare a memoria è molto semplice: si costruisce per il presente, ma soprattutto per il futuro. Per un'Italia migliore da lasciare in eredità alle tante Giulia (mia nipote ha tre mesi). Si può fare? No: si deve fare! Per una crescita felice.www.pompeolocatelli.it
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.