Coloro che fanno un mestiere ripetitivo e lavorano a Wall Street, potrebbero presto avere cattive notizie. Secondo una ricerca dell'agenzia Bloomberg, infatti, l'intelligenza artificiale minaccia 200mila posti di lavoro nei prossimi 3-5 anni, praticamente l'equivalente della popolazione di città italiane come Brescia o Trieste. Il prezzo più alto fatalmente lo pagheranno coloro che svolgono compiti di routine e ripetitivi: i loro posti sono quelli che più traballano e che rischiano di essere travolti dalla quarta rivoluzione industriale indotta dall'intelligenza artificiale, che infatti riesce a svolgere certe incombenze nel giro di pochi secondi.
In media, i manager dei maggiori istituti prevedono un taglio della forza lavoro del 3% nel prossimo quinquennio, mentre quelli più spietati stimano riduzioni ben più consistenti del 5-10 per cento. Molti dei posti di lavoro travolti dall'IA non saranno comunque eliminati interamente. La nuova tecnologia infatti appare destinata a innescare una trasformazione della forza lavoro e nell'industria finanziaria in generale, innescando un aumento della produttività che, secondo otto manager su dieci, sarà di almeno il 5% nei prossimi cinque anni. La ricerca di Bloomberg stima inoltre utili ante imposte del 12-17% più alti grazie all'IA e alla maggiore produttività che è in grado di avviare.
Per quanto di primo acchito, quando si parla di IA, potrebbe sembrare ovvio pensare che i posti più a rischio siano quelli degli operai colpiti dall'automazione, uno studio condotto da Citibank in giugno ha osservato che, invece, l'industria bancaria sarà la più colpita di qualsiasi altro settore stimando nel 54% i posti di lavoro a rischio. Una vera slavina.
Tuttavia, c'è chi la pensa diversamente: l'IA - ha detto l'amministratore delegato di JP Morgan Jamie Dimon nel 2023 - migliorerà drasticamente la qualità della vita dei lavoratori anche se eliminerà alcune posizioni. C'è da capire se si riferisse o meno a quelli che tra pochi anni avranno certamente più tempo libero.
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