Wall Street rimbalza e aspetta la Fed

da Milano

Una volta c’era Alan Greenspan. Il Maestro, l’Oracolo. Adesso, alla guida della Federal reserve c’è Ben Bernanke, che certo non passa per essere un grande comunicatore. È per questo che i mercati, scossi dalla crisi del settore dei mutui subprime negli Usa e anche indecisi se cambiare umore, aspettano con una certa apprensione la riunione di oggi del Fomc (il braccio operativo di politica monetaria).
Se le chance di una riduzione dei tassi, al 5,25% da oltre un anno, sono scarse se non addirittura nulle (peraltro, un calo del costo del denaro potrebbe paradossalmente essere letto come l’ammissione di uno stato di emergenza), gli investitori vogliono almeno sentire dalla voce di Bernanke una valutazione, possibilmente chiara e poco reticente, sullo stato di salute dell’economia americana alla luce delle recenti cadute dei listini (meno 7% dallo scorso 19 luglio), del dissesto di American Home Mortgage e delle difficoltà in cui si dibatte Bear Stearns. Soprattutto, vorrebbero sapere quali sono attualmente i rischi di una crisi sistemica. Non isolata dunque al settore del credito, ma capace di investire più settori, di ridurre il potere d’acquisto degli americani e di impattare sugli utili societari fino a creare le condizioni per una prolungata flessione di Wall Street e delle piazze finanziarie internazionali. Sono gli stessi timori capaci di propagarsi sul mercato petrolifero, dove ieri il greggio è scivolato sotto i 74 dollari, ai minimi da due mesi (e appena la scorsa settimana il barile aveva toccato il record assoluto di 78,77 dollari... ), proprio a causa della possibile contrazione della domanda provocata da una forte decelerazione dell’economia Usa.
La volatilità che ha caratterizzato ieri per l’intera seduta la Borsa di New York (solo nel finale gli indici hanno preso una direzione decisamente positiva con il Dow Jones che ha chiuso con un rialzo del 2,18 e il Nasdaq dell’1,44%) e l’incapacità delle piazze asiatiche ed europee - con la sola eccezione di Francoforte - di uscire dalla spirale ribassista (Milano ha ceduto quasi l’1%), certo non spariranno se Bernanke insisterà anche oggi a porre l’accento sui rischi inflazionistici, una vera e propria ossessione per l’ex professore della Princeton university, e meno sul deterioramento dell’attività economica. Un’ulteriore sottolineatura sulla dinamica dei prezzi rischierebbe tra l’altro di suonare ancora più stonata: l’indice sulle spese personali per consumi è rimasto nel mese di giugno all’1,9%, cioè all’interno della forchetta tra l’1 e il 2% considerata tollerabile dalla Fed.
Finora, tuttavia, la banca centrale Usa ha mantenuto un atteggiamento quasi distaccato rispetto ai problemi del mercato immobiliare e del settore dei prestiti. Una posizione ben evidenziata la scorsa settimana dal governatore della Fed, Randall S.

Kroszner: «A questo punto, i fondamentali economici sono del tutto invariati» rispetto a come la Fed aveva prospettato la situazione a metà luglio nella testimonianza semestrale del presidente al Congresso. «Non abbiamo visto alcun effetto a più ampio raggio sull’economia reale. Ma vi guardiamo con molta, molta attenzione», aveva aggiunto.
La parola passa ora a Bernanke. Le Borse incrociano le dita.

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