El Juli, un torero nell’«arena» dei tifosi milanesi

Il Club taurino gli ha consegnato il «Premio a la emoción». E lui ha insegnato ai soci i suoi passi

Non c’è il toro, ma il torero sì. Ed è uno dei migliori di Spagna: Julián López detto «El Juli». Il biondo madrileno, 24 anni, una star nel suo Paese, sabato sera è arrivato in città per ricevere un premio dal Club taurino di Milano. Il gruppo di appassionati e profondi conoscitori della corrida lo ha accolto nella sede del club, uno scantinato di un palazzo del centro che per gli addobbi - e il calore dei soci - si è trasformato in una plaza de toros.
Al torero serve poco per ambientarsi. «È bello che la gente di Milano si interessi della corrida e venga in Spagna» racconta prima di sedersi di fronte alla quarantina di soci che affollano la saletta, seduti sulle sedie rosse. Rosse come i manifesti delle corride appesi alle pareti, le bandiere spagnole e un poster con un grande toro. Anche Milano è stata terra di corride, «ma erano solo esibizioni, l’ultima negli anni Venti, al Vigorelli» racconta Mario Cinato, tessera numero uno del club che fondò nel 1984 insieme ad altri cinque amici come lui aficionados (tifosi) del toreo (l’arte della corrida). Non è una passione facile da coltivare a Milano, vuoi per il sentire comune («non dica dov’è la nostra sede, sa, gli animalisti...»), vuoi per la distanza dalla patria dei tori, la Spagna. Ma i soci (un centinaio, ci sono assicuratori, avvocati, agenti di viaggio) non si scoraggiano: le pareti del club sono zeppe di poster e foto, di libri e videocassette. Ogni settimana, il club si riunisce per vedere i servizi televisivi su toreri e corride spediti dagli amici spagnoli. E molti hanno visto l’ospite d’onore dal vivo, nelle arene di Spagna e in Francia.
«El Juli è diventato famoso giovanissimo. A 12 anni era già un torero formato, per questo si può definire il Mozart del toreo» spiega in perfetto spagnolo Gaetano Fortini, presidente del club. La storia di El Juli è fatta di talento («el torero nace (nasce) torero») e di tanto lavoro. Sulla tv vengono proiettate le immagini di una sua corrida di Sevilla, «la ricordo bene - dice lui - ho la testa di quel toro a casa». I soci lo ascoltano in silenzio, gli occhi si muovono svelti tra la tv e la faccia da ragazzino del campione, per una sera lì, davanti a loro. E quando il toro crolla scatta l’applauso.
Conoscono a memoria ogni suo passo. El Juli si improvvisa commentatore quando l’audio salta per un minuto e risponde a tutte le domande. Non sempre facili. Un signore in giacca e cravatta gli chiede della corrida in cui staccò per un attimo gli occhi dal toro, l’animale attaccò all’improvviso e lo ferì a un labbro. «Se è stato un errore mio? Sempre, quando il toro ti prende, hai commesso un errore - spiega serio il torero -. Il toro è un animale giusto: ti fa dimostrare quello che sai. In quel caso, è stato come passare con il semaforo rosso» aggiunge sorridendo.
Arriva l’ora del «Premio a la emociòn» che ogni anno il club assegna a un personaggio delle corride. El Juli riceve la scultura opera di un iscritto. Un altro attestato va a Enrico Carbone, «l’unico torero italiano della storia, lo chiamavano “el italiano”». Carbone fu novillero (sfidò tori sotto i tre anni) e nella tv spagnola apparse come cantante. Nelle serate al club insegna agli altri le tecniche per torear (è in vista una trasferta in terra iberica con «prova pratica»), a volte mimando il toro.

Farà così anche El Juli qualche ora dopo, al ristorante, portando alla fronte un paio di corna finte e insegnando ai soci qualche passo. «Un gesto che ci ha onorato, questo ragazzo in Spagna è una celebrità - raccontano al club -. E a differenza dei toreri premiati gli anni scorsi ha anche apprezzato la cucina italiana».

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