«Un gioco senza regole, una partita truccata». L'ex campione di scacchi Garry Kasparov, tra i più fieri oppositori di Vladimir Putin, traccia un giudizio netto sulle elezioni legislative russe dalle quali esce, se pure ridimensionato, nuovamente riconfermato Putin. «Non chiamatele nemmeno elezioni -dice Kasparov in un'intervista a Repubblica- sappiamo già tutti che le cifre che ci verranno lette in tv non avranno niente a che fare con la volontà degli elettori russi». La parola «brogli», secondo Kasparov, non «rende l'idea» di cosa l'apparato di potere che fa capo a Putin sia in grado di realizzare. «Qui c'è un misto di tecnologia, furbizia contadina, cinico speculare sull'ignoranza», dice l'ex campione di scacchi che ha deciso di boicottare il voto e di non recarsi alle urne. Eppure, sebbene Kasparov sia cauto sulla portata della crescente indignazione dei russi «scordiamoci per adesso le piazze arabe», è convinto che un «risveglio» possa verificarsi nel medio termine: «La mia idea è che qualcosa di serio possa verificarsi nel 2013, ma forse anche prima, se la crisi economica peggiorasse», dice. «Molte èlite del Paese cominciano a essere stufe di Putin -afferma Kasparov- come politico si è spento. Comincia a essere pericoloso anche per i tanti potentati che lui stesso ha creato».
Per il leader russo, Kasparov prevede una fine simile a quella dei rais spazzati via dall'ondata della Primavera araba: «Gheddafi, Mubarak, sembravano intoccabili, poi a un tratto le èlite che contano, li hanno mollati...».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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