«Nessuno è contento del servizio di superficie che in questo momento eroghiamo. Dobbiamo renderlo più sopportabile, eliminando i tempi più lunghi di attesa. E dobbiamo trovare soluzioni, anche dal punto di vista economico». L'assessore alla Mobilità Arianna Censi al termine di una Commissione comunale in cui c'è stata non solo una bocciatura bipartisan del servizio di bus e tram Atm ma anche proteste da parte dei portavoce dei cittadini e dei sindacati, non può che ammettere che «le cose dette sono evidenti a tutti, ricevo anch'io tantissime proteste». E tocca al direttore operativo di Atm Arrigo Del Buono precisare che, a differenza di quanto era emerso in una precedenti commissione (e come ricorda bene il consigliere FdI Marco Bestetti), il servizio non tornerà alla normalità a inizio 2025 ma «solo alla fine, nei primi mesi entreranno in servizio nuovi autisti e inizierà il processo di normalizzazione». Tradotto: i pendolari dovranno portare ancora molta, molta pazienza.
Il dibattito parte dal passaggio in gestione, dallo scorso 12 ottobre, della linea 46 - tra il quartiere Cantalupa e la stazione M2 Famagosta - al gestore privato Stav. Atm ha rotto un tabù, fino ad oggi aveva subaffidato solo linee fuori Milano, per la prima volta lo ha fatto su una tratta urbana per far fronte all'emergenza autisti che si aggira intorno alle 300/350 unità. Un emergenza, ha riferito Del Buono, comune alle altre grandi città europee. E Atm sta tentando tutte le strade per invertire il trend: nel 2025 ripartirà il «Job tour» nei centri commerciali («abbiamo recuperato finora qualche migliaio di curriculum e abbiamo 400 papabili in lista»), ha speso 500mila euro per offrire patenti gratuite o agevolata ai nuovi autisti, ha attivato un'Academy per conducenti, soprattutto ha un aperto un tavolo con i sindacati per evitare anche la fuga del personale già assunto («il numero di dimissioni è ben superiore rispetto al passato»). Grazie a queste misure «siamo tornati ad assumere 30 persone al mese, ma 25 escono tra pensionamenti e abbandoni», per questo servirà tutto il 2025 per tornare all'equilibrio del passato. Per superare «la grande crisi» Atm investe anche sullo spostamento in avanti delle pensioni. E puntualizza che «quello che emerge è che dopo il Covid è molto cambiata la disponibilità a lavorare su turni, non è un problema solo economico, molti cercano lavori che garantiscono più flessibilità, smart working. Con le sigle stiamo pensando di avviare un'indagine interna per capire come si possa conciliare meglio la rigidità dei nostri servizi con una maggiore flessibilità».
Tant'è, ad oggi la situazione si traduce in tagli delle corse e attese di oltre 30 minuti alle paline, come denunciano i pendolari. «Un'ora e mezza per arrivare da piazza Firenze a Cuoco non è più accettabile» denuncia Lorena Zengarelli del gruppo social «AspettaMi». Il Pd Rosario Pantaleo avverte: «Stiamo perdendo credibilità, non stiamo dando servizio che dovremmo. Dobbiamo mettere mano al Bilancio e decidere quanto investire per far tornare Atm ai livelli del passato».
Il capogruppo della Lega Alessandro Verri dopo «il peggioramento netto confermato in maniera bipartisan dai partiti e dai cittadini» chiede se «non sia ora di fare un rimpasto in giunta e cambiare qualcosa ai vertici di Atm». Il verde Carlo Monguzzi chiede «un salto di qualità, con attese di 26/30 minuti la gente arriva tardi al lavoro».
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