Correttamente, come prevede il codice deontologico dei giornalisti, non ha rivelato la fonte che le ha dato la notizia. E quella notizia, vera, l'ha anche pubblicata, da brava cronista. Solo che, alla fine, chi ha violato il segreto l'ha fatta franca, mentre lei è stata condannata a 20 giorni di carcere, pena sospesa, per favoreggiamento.
Arriva dalla Sicilia, da Enna, questa storia che, così come il tanto criticato ddl sulle intercettazioni, ripropone il problema della libertà di informazione e delle punizioni a senso unico, che riguardano solo i giornalisti e non chi, a monte, viola le regole. Il tutto condito da una normativa, quella che regolamenta la professione giornalistica, che tutela chi è giornalista professionista, consentendogli di avvalersi del segreto e di non rivelare le fonti, e non dà alcuna garanzia ai tanti, tantissimi che pur avendo solo il tesserino di giornalista pubblicista fanno, di fatto, i cronisti a tutti gli effetti.
Come Giulia Martorana, 51 anni, la protagonista di questa storia. La giornalista, che scrive per l'agenzia di stampa Agi e per il quotidiano La Sicilia, ha pubblicato una notizia di cronaca relativa a un'indagine su pedofilia. Una brutta storia, di violenze su due sorelline. L'articolo «incriminato», quello in cui si dava notizia della necessità di effettuare un incidente probatorio, visto che c'era più di un indagato. La cronista, convocata dagli inquirenti, si è rifiutata di rivelare la fonte. E ha fatto lo stesso davanti al giudice monocratico di Enna. Che ha deciso di condannarla a 20 giorni, pena sospesa, per favoreggiamento in quanto, da giornalista pubblicista, non poteva avvalersi del segreto professionale. «Non è nel mio stile - ha commentato Martorana dopo la condanna - andare contro la magistratura. Il giudice ha applicato seppure rigidamente una norma. È quest'ultima che andrebbe cambiata e che non tutela i tanti pubblicisti che sono alla base dell'informazione in Italia in quanto impegnati in quotidiani, radio e tv come collaboratori in realtà spesso difficili».
Insorge il sindacato: «La Fnsi e l'Associazione siciliana della stampa - recita una nota - profondamente preoccupati e rammaricati giudicano ingiusta e incomprensibile la condanna a 20 giorni di carcere della cronista Giulia Martorana, riconosciuta colpevole di avere dato una notizia vera e di avere rispettato le regole deontologiche della professione, rifiutando correttamente di rivelare la fonte della notizia stessa. La sentenza del giudice monocratico del Tribunale di Enna ripropone con forza il problema del doppio binario della professione giornalistica e della divisione, ormai anacronista, dei giornalisti tra professionisti e pubblicisti. Il sindacato dei giornalisti sosterrà la collega Martorana in tutte le sedi per confermare e dimostrare la correttezza del suo serio comportamento e il totale rispetto delle regole e delle norme professionali e deontologiche, sollevando, tramite i propri legali, anche la questione di legittimità costituzionale di una legge che appare fuori dal tempo e dalla logica.
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