"Non autorizzo". Rispunta la bufala social su Facebook: ecco cosa c'è dietro

I primi esempi risalgono addirittura al 2009: di anno in anno la notizia, completamente falsa, si ripresenta pur cambiando i suoi contenuti

"Non autorizzo". Rispunta la bufala social su Facebook: ecco cosa c'è dietro
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Anche a distanza di tempo, gli italiani continuano ad abboccare alla bufala del "Non autorizzo" in giro su Facebook da quasi 15 anni, condividendo il contenuto di post fantasiosi relativi a vari argomenti. Nel 2022, per citare un esempio, non si autorizzavano "Facebook/Meta o nessuna delle organizzazioni legate a Facebook/Meta a usare le mie immagini, informazioni, messaggi o post né in passato né in futuro".

Bufala di lunga data

Anche quest'anno resta in voga il tema social, pur con qualche differenza:"Non dò il permesso a Facebook di addebitare 4,99 dollari al mese sul mio account", e inoltre "non concedo a Facebook o a nessuna entità associata a Facebook il permesso di usare le mie foto, informazioni, messaggi o pubblicazioni", pure in questo caso"passate e future".

La bufala di fine 2023 fa leva sul fatto che Facebook e Instagram stiano in effetti proponendo un abbonamento nel caso in cui l'utente voglia sbarazzarsi delle inserzioni pubblicitarie, ma si parla di cifre e finalità completamente differenti. Quindi NO, Facebook non sta diventando interamente a pagamento e NO non basta un post sul social per impedire che ciò avvenga. Un chiaro segnale che si tratti di fake news è certo la presenza di variabili eccessive per quanto concerne il contenuto del presunto avvertimento, l'altra è che si tratta di una bufala trita e ritrita, visto che il "Non autorizzo" circola almeno dal 2009.

L'avviso di fine 2023

Anche leggendo il testo che viene condiviso e ricondiviso da settembre di quest'anno, e rilanciato a novembre, è possibile notare la scarsa consistenza dell'informazione. "Anch'io sto disattivando! Così ora lo stanno facendo, appena annunciato su Channel 4 News. Facebook addebiterà a tutti gli utenti a partire da lunedì. Puoi fare un'opt-out facendo questo. Tieni il dito su questo messaggio e copialo. Non si può condividere. Non do il permesso a Facebook di addebitare 4,99 dollari al mese sul mio account, anche tutte le mie foto sono di mia proprietà e NON di Facebook!!!", si legge nella nota, che, come accennato, viene diffusa con delle variazioni tra un messaggio e l'altro. E ancora:"La violazione della privacy può essere punita dalla legge. Nota: Facebook Meta è ora un ente pubblico. Tutti i membri devono pubblicare una nota come questa. Se non pubblichi un comunicato almeno una volta, si capisce tecnicamente che stai acconsentendo all'uso delle tue foto, così come delle informazioni contenute negli aggiornamenti di stato del tuo profilo. Dichiaro che non do a Facebook Meta il mio permesso di usare nessuno dei miei dati o foto personali".

Partendo dal presupposto che di sicuro non basterebbe un'azione sui social per potersi difendere legalmente da qualcosa né di impedire a una società di vendere il suo prodotto a una data cifra, appare ovvio che chi mette in giro queste bufale stia approfittando dell'ingenuità di numerosi utenti, facendo leva su due temi particolarmente caldi: la gratuità del social e la tutela della privacy. Come detto le novità per Facebook e Instagram sono in arrivo, ma chiunque può scegliere di non pagare l'abbonamento, fornendo l'autorizzazione a rimanere oggetto di inserzioni pubblicitarie mirate sulle proprie abitudini e i propri gusti. Questo crea l'espediente per entrare nelle difese di internauti poco avvezzi a fregature varie ed eventuali. I rischi ci sono, anche se non appaiono ben definiti in un messaggio che sembra semplicemente prendere in giro chi abbocca all'amo.

Si potrebbe, infatti, finire nel mirino di chi, valutando la risposta alla fake news, decida di prendere di mira il malcapitato di turno per coinvolgerlo in una truffa mirata, come spesso accade di natura economica. Magari in risposta a un post del suo obiettivo il cybercriminale potrebbe inserire un link che, aperto ingenuamente, condurrebbe in un sito Web di phishing che spalancherebbe le porte al furto di dati sensibili.

"Da qui possono nascere phishing mirati che ci arrivano via Messenger e mirano ai dati del nostro account o carta di credito", ipotizza su Cybersecurity360.it l'esperto di sicurezza Salvatore Lombardo. "Potrei immaginare messaggi phishing che dicano di cliccare su un link per rifiutare l'abbonamento", precisa Alessio Pennasilico del Clusit.

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