Fra esperimenti e scandali ecco l'altro volto del teatro

Alle Giornate d'autore Fausto Paravidino con "Temporale": "Un testo breve dove sembra non succedere niente"

Fra esperimenti e scandali ecco l'altro volto del teatro
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Di teatro si parla poco, di drammaturgia pochissimo. «Giornate d'Autore», evento proposto da Reggio Parma Festival al Teatro Due, colma un po' il vuoto con una settimana dedicata alla nuova drammaturgia europea, fino al 26 novembre: «La drammaturgia oggi ha bisogno di rinegoziare il patto con lo spettatore, non solo in Italia», ci spiega Fausto Paravidino (foto), uno degli autori italiani più rappresentati all'estero - con commissioni dal Royal Theatre alla Comédie Française. «Dobbiamo capire se davvero si ha bisogno di produrre sempre novità, stupire con cose strane e mai fatte, seguendo la tendenza newyorchese dell'immersive theatre ma senza una vera direzione, senza vocazione comune a raccontare». Paravidino - i cui ultimi lavori comprendono Something stupid, in cui applica improvvisazione e stand up alla contemporaneità in modo estremo, tanto da cambiare la pièce ogni sera - presenta al Festival lunedì 25 un inedito, Temporale: «Un atto unico che ho impiegato molti anni a far diventare testo breve dove all'apparenza non succede niente. Per anni ho insegnato teatro e applicato il dispositivo far succedere qualcosa per produrre entertainment. Qui ho scelto il linguaggio quotidiano, una conversazione, tre personaggi. Poi qualcosa succede, qualcosa di sorprendente. O l'avrei buttato via».

Ospiti delle «Giornate», oltre a Paravidino, nomi tra i più importanti della scrittura teatrale contemporanea: il drammaturgo e regista Rafael Spregelburd, che debutta per il Festival a Parma con una prima assoluta, l'inedito Diciassette cavallini (fino al 10 dicembre), gli autori Marius von Mayenburg e Ivan Vyrypaev (direttore artistico della Teal House di Varsavia), Claudio Longhi, direttore del Piccolo Teatro di Milano.

I focus prevedono confronti sul rapporto con la scena, l'input dei sistemi produttivi, il dialogo con la critica, la multimedialità e la relazione con le forme tradizionali: «La storia del teatro è fatta di scandali: non c'è un classico che non si porti appresso il suo», conclude Paravidino. «Ma ora sembra che si possa dire tutto. Alcune cose sono vietate, ma non sono commerciabili. Forse oggi il vero scandalo è chiamare le cose con il loro nome, come diceva Vitaliano Trevisan».

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