Vittorio Dan Segre appartiene a una specie umana assai rara, quella delle persone che non cercano il plauso pubblico e nemmeno la popolarità, non sopportano gli ossequiosi e fulminano con lo sguardo chiunque li chiami Maestro. In un’era in cui la vanità viene ritenuta dai più una virtù, è rimasto fedele ai valori che lo hanno guidato per tutta la vita: non esibire, non suscitare invidie, non cercare solo nei valori materiali la chiave del successo e della felicità. Non ho mai capito se sia umile davvero o se si sforzi di esserlo, ma da quando i suoi capelli sono grigi apprezza solo l’autenticità in se stesso e negli altri. Non ama esibire e, soprattutto, non ama esibirsi. Vittorio Dan Segre oggi compie 90 anni, ma questo splendido traguardo non sarà accompagnato da cerimonie pubbliche, né da discorsi encomiatici men che meno da interviste autocelebrative. Così ha voluto e non ce ne meravigliamo, rispettiamo il suo desiderio ma non possiamo esimerci, a nome dei suoi tanti amici, di scrivere perlomeno queste poche righe.
Del Giornale è stato uno dei fondatori, scegliendo senza esitazioni di lasciare il Corriere della Sera, di cui era il corrispondente da Israele, per seguire Indro Montanelli e Mario Cervi e Gian Galeazzo Biazzi Vergani in quella che allora appariva come una sfida insensata. Sul Giornale ha continuato ha continuato a scrivere fino a quando ha accettato la proposta del giornale.it di tenere un blog, Lo sguardo di Dan, dedicato al Medio Oriente e scritto con la consueta maestria.
All’Università della Svizzera Italiana di Lugano, ha fondato quindici anni fa, in cambio del faraonico compenso di un franco, l’Istituto Studi Mediterranei. E quanto quell’iniziativa fosse necessaria e straordinariamente preveggente lo dimostrano gli avvenimenti degli ultimi mesi, dal Maghreb alla Siria. D’altronde questa la più straordinaria qualità di Vittorio Dan Segre: essere sempre un passo avanti. La sua capacità di intuire le dinamiche degli eventi prima che producano pienamente i propri effetti è prodigiosa, così come, nei rapporti personali, quella di cogliere con un solo sguardo, sempre cortese ma implacabile, la qualità della persona che ha davanti.
In uno dei più bei libri, Dan si definì un ebreo fortunato. E il fato, oltre alla bravura lo ha accompagnato in tutte le fasi del suo avvincente passato, in Italia, in Israele, negli Stati Uniti, in Inghilterra. E’ stato militare, diplomatico, giornalista, scrittore sia romanziere che saggista, professore universitario, stratega e analista di politica internazionale. Da 25 anni Dan mi onora della sua amicizia e più di una volta mi sono illuso di conoscerlo come un figlio conosce un padre, senza segreti e invece riesce a sorprendermi rivelandomi aneddoti, riflessioni, incontri con i Grandi della Storia che non aveva mai menzionato nelle tante giornate trascorse insieme. Le lascia cadere come se fossero episodi marginali, ma il suo non è snobismo, mi accorgo subito che per lui non hanno più importanza, perché appartengono al passato, mentre da quando ha superato la barriera dei settant’anni, continua a dimostrare che conta solo la voglia di continuare a migliorarsi, di guardare avanti, alla ricerca costante di nuovi orizzonti, di risposte anche spirituali.
Vittorio Dan Segre continua a intraprendere nuove iniziative. Progetta (e realizza) corsi di motivazione e di crescita personale, scrive libri, partecipa a conferenze durante le quali strappa, grazie al suo straordinario eloquio, applausi a scena aperta, trascinando sempre con il suo entusiasmo collaboratori che pur avendo 40 anni meno di lui non riescono a stargli dietro.
Molti oggi si meraviglieranno nell’apprendere la sua età, ma novant’anni portati così sono un dettaglio ininfluente. E sono certo che mi perdonerà per aver reso un po’ particolare una giornata tanto normale come questa.
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