Battisti dalla spiaggia di Rio sputa in faccia agli italiani: "Io non mi pento di nulla"

L'ex terrorista presenta il nuovo libro e in una intervista a Paris Match torna ad attaccare l'Italia: "Dovrebbero lasciarmi stare, quella stagione è finita"

Battisti dalla spiaggia di Rio sputa in faccia agli italiani: "Io non mi pento di nulla"

Occhiali scuri, camicetta a quadri riavvolta sulle maniche, jeans e mocassini. Cesare Battisti spaparanzato sulla spieggia bianca di Rio de Janeiro si concede un'altra intervista al vetriolo per sputare in faccia agli italiani. Questa volta l'ex terrorista dei Pac, condannato all'ergastolo per aver commesso quattro omicidi in concorso durante gli Anni diPiombo, sceglie il Paris Match per presentare il suo nuovo libro Face au mur (Faccia al muro, ndr). E, con l'occasione, non manca di attaccare frontalmente gli italiani e, soprattutto, la giustizia italiana accusandola di aver inventato contro di lui un sacco di bugie: "Lo stato ha bisogno di pulirsi la coscienza e di riscrivere la storia. Tutti i giorni i gionali italiani mi trattano da assassino e terrorista".

Quello di Battisti è un continuo bombardare, attaccare, infangare quel Paese che vorrebbe solo giustizia per i morti ammazzati durante gli Anni di Piombo. Eppure, ogni due per te, l'ex terrorista torna a farsi sentire e a insultare. L'ultima volta aveva sfidato, in una intervista alle Iene, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano chiedendogli di riaprire il processo da cui lui stesso era fuggito a gambe levate. Una provocazione, è ovvio. Ma di certe provocazioni gli italiani ne hanno le scatole piene. Battisti se ne infischia e dalle assolate spiagge di Rio de Janeiro, in mezzo alle belle donne, torna a puntare il dito. La scusa è la presentazione di Face au mur, un romanzo di 366 pagine ambientato all'interno di una prigione di Brasilia e che ha come protagonista un ex terrorista italiano che si proclama "un relitto degli anni Settanta".

Per tornare ad attaccare l'Italia Battisti sceglie un giornale francese e, in una lunga intervista a Paris Match, spiega i motivi che l'hanno spinto a evadere dal carcere di Frosinone nel 1981 e a rifugiarsi prima in Francia, dove beneficiò a lungo della dottrina Mitterrand, poi in Brasile, dove fu protetto dal presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva che rifiutò l'estradizione in Italia. Tuttavia, tra i due, è la Francia il Paese che Battisti considera più "suo" dal momento che lo ha accolto senza trattarlo come un criminale ma salvandolo dalla giustizia italiana. "Quando i francesi parlano di me mi definiscono ex-militante politico, non terrorista - spiega Battisti nell'intervista a Paris Match - mi hanno permesso di rifarmi una vita". Non solo. Il fatto è che Battisti resta un ex terrorista che non ha pagato il suo conto con la giustizia italiana e, per quanto rifugga dalla definizione di militante politico ("Non ho mai scritto niente di politico, la mia militanza risale a più di 30 anni fa, avevo solo 20 anni. Ero un ragazzino"), restano le vittime e il dolore provocato negli anni Settanta.

Eppure, ancora una volta, sarà Battisti ad avere l'ultima parola: "Dovrebbero lasciarmi stare, quella stagione è finita". d'altra parte, spaparanzato in spiaggia, lo dice fin troppo chiaramente: "Io non mi pento di nulla".

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