Caso marò, l'Europa non conta nulla

Bruxelles nega la ricostruzione del Giornale secondo cui l’Europa avrebbe scaricato i due militari. Ma l'Ue è vicina solo a parole. SCRIVI UNA MAIL ALLA FERRARI

In questi mesi abbiamo toccato con mano la debolezza del governo sul caso dei due marò italiani ingiustamente trattenuti in India dallo scorso febbraio. Diciamo ingiustamente perché, visto che la sparatoria che portò alla morte di due pescatori indiani avvenne in acque internazionali, la competenza a giudicare i due era italiana. Al di là delle buone intenzioni e delle promesse non ci è parso di vedere la necessaria fermezza nel gestire questo grave affronto dello stato indiano nei confronti dell'Italia. Ora, purtroppo, dobbiamo prendere atto che anche l'Europa, nel suo eccesso di cautela, di fatto scarica i due soldati italiani, lasciandoli al loro destino.

Il Giornale si è schierato in prima fila per cercare di smuovere le acque e riportare a casa Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, da più di otto mesi detenuti illegalmente in India. L'ultima iniziativa, lanciata sul nostro sito internet, chiede alla Ferrari di "vestire" le due rosse con dei fiocchi gialli in occasione del prossimo Gran Premio in India, in programma il prossimo 28 ottobre. E per sensibilizzare la scuderia di Maranello ad aderire a questa richiesta invitiamo i nostri lettori a mandare un'e-mail alla Ferrari.

L’Unione europea, fa sapere il portavoce dell’Alto rappresentante Ue Catherine Ashton, Michael Mann, esprime "sorpresa e disappunto" per l'articolo di oggi del Giornale in cui abbiamo scritto che l’Europa ha "scaricato" i due marò (leggi "L'Europa scarica i marò: ecco le prove" di Fausto Biloslavo). La nostra osservazione scaturisce da quello che uno dei vicesegretari della Ashton ha scritto per rispondere all'appello lanciato dal gruppo Facebook Ridateci i nostri Leoni: "Non sarebbe appropriato intervenire direttamente in una questione che riguarda la competente istanza giudiziaria di uno Stato estero".

Oggi Bruxelles replica così alle nostre critiche: "La lettera - spiega il portavoce Mann - ribadisce i numerosi sforzi che l’Alto Rappresentante e il servizio diplomatico europeo hanno intrapreso a sostegno del governo italiano per risolvere la controversia, anche in relazione alle norme internazionali che regolano tali situazioni". Dunque, ancora una volta si ribadisce l'impegno (a parole). Ma nella sostanza? Il riferimento all’istanza giudiziaria all’esame della corte indiana "sottolinea semplicemente la necessità di consentire che le procedure giudiziarie abbiano il loro corso".

Ecco la linea dell'Europa: aspettare che la giustizia indiana faccia il proprio corso. Nella parte finale della lettera si sottolineava che l’Unione europea "continua a dare la massima priorità al caso nei nostri contatti con i nostri omologhi indiani".

Insomma, a parole l'impegno per liberare i due marò va avanti. Nei fatti, però, il preoccupante stallo va avanti. E non vorremmo che, dopo mesi di interminabile attesa, alla fine arrivasse la doccia fredda.

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