Il comitato dell'Onu che si occupa dei diritti del fanciullo (Crc) rifila una pesante bordata al Vaticano, accusato di aver favorito la pedofilia. Accusa pesantissima. La Santa sede viene invitata ad aprire indagini sui pedofili e sui membri del clero che abbiano nascosto questi crimini. Iniziative che, peraltro, sono state già adottate, su input di Benedetto XVI (nei suoi due ultimi anni di pontificato autorizzò le dimissioni dallo stato clericale di circa 400 preti, coinvolti in casi di abusi) e in seguito di Papa Francesco. Colpisce, dunque, questa invettiva. Da cosa nasce? Il comitato la prende alla larga: in un documento pubblicato oggi critica aspramente il Vaticano per il suo atteggiamento verso omosessualità, contraccezione e aborto. Temi etici sui quali si può discutere finché si vuole ma che nulla hanno a che vedere con i vergognosi crimini contro i minori.
Nel documento la Santa sede viene poi invitata a rivedere le proprie politiche per assicurare il rispetto dei diritti dei bambini e la loro possibilità di accedere alle cure mediche.
Il testo arriva pochi giorni dopo i contatti che vi sono stati, a gennaio, tra il comitato e alcuni esponenti del Vaticano, interrogati per un giorno intero sull'implementazione della Convenzione Onu dei diritti del bambino, il principale trattato delle Nazioni Unite per la tutela dei minori. L'invito perentorio che l'organismo delle Nazioni unite rivolge alla Santa Sede è quello di rimuovere "immediatamente" dal loro incarico chi ha commesso abusi sessuali sui bambini, o che ne è sospettato, perché finora (il Vaticano, ndr) ha "adottato politiche e pratiche" che hanno portato a continuare abusi su decine di migliaia di bambini e all’impunità degli autori.
Il comitato chiede anche alla Santa Sede di consegnare i propri archivi sugli abusi commessi nel corso degli anni nei confronti dei bambini. Secondo le Nazioni Unite, poi, la commissione creata a dicembre da Bergoglio dovrebbe indagare su tutti i casi di abuso e "sulla condotta della gerarchia cattolica nell’affrontarli". In un altro punto del documento si parla di "un codice del silenzio imposto su tutti i membri del clero sotto la pena della scomunica", e si ricorda che i responsabili degli abusi sono stati spostati di parrocchia in parrocchia in un tentativo di coprire questi crimini, oltre al fatto che "i casi di abuso sono stati anche difficilmente riferiti alle autorità giudiziarie nei Paesi in cui sono stati commessi".
Kirsten Sandberg, presidente del Comitato, alla domanda se il rapporto presentato oggi possa essere letto come un’accusa per aver violato la Convenzione, ha risposto in modo inequivocabile: "La mia risposta è sì, è una violazione della Convenzione perché finora non è stato fatto quanto avrebbero dovuto fare".
La replica del Vaticano
La Santa Sede "prende atto" delle osservazioni conclusive dell'Onu di Ginevra sulla pedofilia, ribadisce nel contempo il proprio "impegno a difesa dei diritti del fanciullo" ma esprime rincrescimento per il "tentativo di interferire nell'insegnamento della Chiesa cattolica sulla dignità della persona umana e nell'esercizio della libertà religiosa". Le osservazioni conclusive del rapporto "saranno sottoposte a minuziosi studi ed esami nel pieno rispetto della Convenzione nei differenti ambiti presentati dal Comitato secondo il dirito e la pratica internazionale come pure tenendo conto del pubblico dibattito interattivo con il Comitato svoltosi il 16 gennaio 2014".
Cos'è il Comitato sui diritti dell'infanzia
La Convenzione Onu sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza (Convention on the Rights of the Child - CRC) è stata adottata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 20 novembre 1989. La parte seconda della Convenzione istituisce il Comitato sui diritti dell'infanzia, chiamato a esaminare i progressi compiuti dagli Stati nell'esecuzione degli obblighi derivanti dal trattato. Ne fanno parte 18 esperti eletti a scrutinio segreto tra i componenti di una lista designati da ciascuno Stato. La partecipazione è a titolo personale, secondo un'equa ripartizione geografica tenendo conto dei principali ordinamenti giuridici. Il Comitato analizza i rapporti periodici (ogni 5 anni) sull'attuazione della Convenzione che gli Stati che hanno aderito sono impegnati a presentare in base a quanto previsto dall'art. 44 della Convenzione.
La Chiesa sulla pedofilia
Oltre alle dure condanne della pedofilia di Bergoglio e Ratzinger, per citare solo gli ultimi due pontefici, è interessante ricordare (come fa il sito di Avvenire) ciò che l'arcivescovo Silvano Maria Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede a Ginevra ha detto a metà gennaio all'Onu: "La Chiesa cattolica intende diventare un esempio nella lotta contro gli abusi e per la protezione dell'infanzia". La Santa sede, tra l'altro, ha aderito alla Convenzione nel 1990 fin dalla sua entrata in vigore. E oggi, per iniziativa di Papa Francesco, esiste una commissione ad hoc che studia e propone tutti gli interventi necessari per proteggere e aiutare i minori. Difficile poter dire, oggi, che non viene fatto nulla e, addirittura, che viene "permessa" la pedofilia. Un po' diverso è il discorso sul passato. Ma la pagina è stata voltata.
Monsignor Tomasi: pesa lobby gay
Monsignor Tomasi si dice sorpreso per le osservazioni del comitato. In particolare rileva che "il documento sembra quasi non essere aggiornato, tenendo conto di quello che negli ultimi anni" ha fatto la Santa Sede, con lo Stato Città del Vaticano e le conferenze episcopali. Tomasi avanza il sospetto che "le organizzazioni non governative, che hanno interessi sull’omosessualità, sul matrimonio gay e su altre questioni. In qualche modo hanno rafforzato una linea ideologica".
A sostegno della tesi sul peso che possono aver avuto alcune lobby nel portare a una linea ideologica nella valutazione del comitato sull'azione della Santa Sede, monsignor Tomasi ricorda che in un primo tempo l’Onu aveva affermato che il Vaticano aveva risposto meglio di altri Paesi sulla protezione dei minori.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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