Angela Merkel non ha fatto in tempo ad aprire alla possibilità di un utilizzo "flessibile" delle regole di bilancio dell’Unione europea, che i "falchi" tedeschi le hanno dato contro. All'indomani dell'annuncio dellla Cancelliera, infatti, due pesi massimi del rigore monetario in Germania hanno frenato sulla possibilità paventata ieri.
Prima il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble, e poi il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, hanno sostenuto che con una modifica delle regole Paesi come l’Italia o la Francia potranno abbassare la guardia. "Accumulare nuovo debito sarebbe la cosa peggiore da fare in questo momento, sarebbe il peggior errore che potremmo fare", ha dettoalla radio pubblica tedesca Schaeuble, secondo cui la Germania "è la prova che una politica di bilancio assennata e una continua riduzione del deficit sono le pre-condizioni per una crescita sostenibile".
Contro quelli che definisce "trucchi" per allentare le regole di bilancio di alcuni Paesi dell’Unione, si scaglia anche Jens Weidmann, secondo cui l'iniziativa potrebbe "causare scosse enormi per la zona euro". "Non bisogna indebolire le regole di bilancio che invece vanno rafforzate", aggiunge, "Nessuna crescita economica sostenibile più basarsi su una montagna di debito pubblico o privato".
"Schaeuble e Weidmann hanno spiegato a tutti quello che alcuni di noi avevano capito già ieri: le presunte aperture del portavoce della Merkel non aprono proprio nulla", attacca su Twitter Daniele Capezzone, "Con tanti saluti a chi, nella politica italiana, si era illuso...".
Intanto a livello europeo Matteo Renzi e François Hollande fanno orecchie da mercante e tirano dritto. Il premier italiano ha consegnato al Parlamento l’agenda del semestre italiano di presidenza, sottolineando che l’Italia "ha la responsabilità di dire che rispettiamo le regole ma anche di dire che o l’Europa cambia marcia o non esiste la possibilità di crescita".
Dal canto suo il presidente francese, in una lettera inviata al presidente Ue Herman Van Rompuy, ribadisce la necessità di un'applicazione più flessibile delle regole di bilancio europee per favorire la crescita e l’occupazione.
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