"Carnevalesca", "lenta" e "inconcludente": il giudizio dei media stranieri sul processo - sarebbe meglio dire i processi - del caso Meredith Kercher è, quello sì, senza appello. A dare una rapida scorsa alle prime pagine di quotidiani e siti d'informazione anglosassoni (i più interessati, per ovvi motivi, al delitto di Perugia), ci vuole poco tempo a rendersi conto dello stupore con cui all'estero non possono che constatare le lungaggini del nostro sistema giudiziario.
Al di là delle opposte posizioni in favore ora dell'innocenza ora della colpevolezza di Amanda Knox e Raffaele Sollecito, su cui si spaccano i media inglesi e americani, ciò che desta più incredulità è l'odissea a cui gli imputati sono sottoposti prima di riuscire ad ottenere un verdetto definitivo. I tre gradi di giudizio, che pure dovrebbero essere un istituto di garanzia per gli accusati, finiscono per trasformarsi in quello che molte testate anglosassoni non esitano a definire uno "strumento di tortura". La testata di Seattle- città di Amanda Knox - "Komo News" parla di un sistema lentissimo e a tratti inconcludente, ma anche nomi più noti come The Economist raffigurano la giustizia italiana come una scala infinita che gira sempre su se stessa, percorsa da giudici in toga e parrucca su cui si accumulano le ragnatele.
Già nel 2011 l'inglese The Guardian citava il caso di Amanda Knox come emblematico dei fallimenti di una giustizia una giustizia italiana che "non è mai in grado di garantire una certezza definitiva, che chiuda la porta una volta per tutte." E' sempre stato così, commenta amaro Tobias Jones, giornalista esperto del Belpaese che cita i casi di Pasolini, del mostro di Firenze, l'omicidio Calabresi, la strage alla stazione di Bologna e quella di Ustica. Nello stesso anno il settimanale britannico Catholic Herald commentava così l'assoluzione di Amanda e Raffaele: "È stata una buona giornata per la Knox, Sollecito, e tutti quelli che speravano nell'assoluzione, ma un brutto giorno per tutti gli altri". Semplice solidarietà nazionale verso la famiglia Kercher o qualcosa di più? Il sistema giudiziario italiano è descritto come semiparalizzato, e ne viene biasimata la decisione di imprigionare gli imputati fino al verdetto di assoluzione. "Il passo di lumaca della giustizia italiana implica alla fine che la giustizia non viene mai assicurata".
Commentando le reazioni della stampa americana alla sentenza di ieri sera, l'australiana Sbs scrive: "Negli Stati Uniti è la giustizia italiana ad essere sotto processo", mentre la testata di Boston The Atlantic titola addirittura "Amanda Knox e la carnevalesca giustizia italiana", parlando di un'opinione pubblica che sarebbe "esasperata" verso il sistema giudiziario del nostro paese, e descrivendo l'intera vicenda come "un'ordalia, un disastro illogico e confusionario".
Certo la preoccupazione per le sorti di una connazionale giocherà la sua parte, ma siamo davvero sicuri che si tratti solo di patriottismo giudiziario? L'immagine che diamo all'estero non si riflette solo sulle reazioni infuriate dei quotidiani d'oltreoceano, ma ha implicazioni ancora più gravi in termini di investimenti stranieri e credibilità internazionale. Ogni verdetto non può che scontentare almeno una delle parti in causa, è nella natura delle cose: ma qui siamo sicuri di non starci rimettendo tutti quanti?
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