Un'intesa ancora non c'è, ma su un fatto le parti che stanno partecipando ai negoziati di Ginevra sono d'accordo: le divergenze tra i 5+1 e l'Iran sono diminuite sensibilmente e sul nucleare di Teheran si potrebbe trovare a breve la quadra.
I negoziati sono giunti alla fase finale. Questa mattina ha preso il via un altro round di consultazioni e a chiarire che il momento è cruciale ci ha pensato il ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, rappresentante di uno dei Paesi membri permanenti del Consiglio di sicurezza Onu.
Non bastassero le parole del ministro, anche la presenza a Ginevra del segretario di Stato americano, John Kerry, e del ministro degli Esteri francese, Laurent Fabius, sembra dire che si è entrati in una fase cruciale della discussione.
"Abbiamo fatto dei progressi", ha spiegato il ministro degli Esteri iraniano, Mohammad Zarif alla stampa, sottolineando che i punti da chiarire ormai sono soltanto due. La questione principale - secondo fonti della delegazione russa - è quella dell'impianto di Arak, un reattore per la produzione di acqua pesante con annessa una centrale, che in linea teorica permetterebbe agli iraniani di dotarsi di una bomba al plutonio.
L'atmosfera generale è ottimistica. Zarif ha ribadito che siamo nella fase della "scrittura di un accordo", anche se sembra difficile credere a una soluzione entro stanotte, come annunciato in mattinata dalla tv iraniana.
Il compito dei negoziatori non è facile. Teheran è decisa a opporsi a "richieste eccessive".
Difficilmente gli iraniani rinunceranno alla possibilità di sviluppare un programma nucleare civile. E a chiedere cautela ci pensa il ministro degli Esteri tedesco, Guido Westerwelle: "C'è una possibilità realistica, ma il lavoro da fare è ancora molto".
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