«Scusate, mi sono sbagliato, sono stato troppo allarmista. Non è la fine del mondo, non ho idea di che cosa stia succedendo al clima». É lo stimatissimo guru dell’ambientalismo «estremo» ad ammettere che sul riscaldamento globale i catastrofisti hanno un tantino esagerato, e che anche lui ha preso una bella svista. James Lovelock, nato 93 anni fa nella contea dello Hertfordshire, scienziato universalmente noto per l’ elaborazione della teoria di Gaia (ovvero la visione della Terra come un organismo unico che cresce e si autoregolamenta per sopravvivere) nel 2006 terrorizzò l’umanità, o almeno quelli che lo stavano ad ascoltare, profetizzando la prossima fine della Terra.
«Miliardi di noi moriranno -annunciò dalle pagine del quotidiano The Independent-. Le ultime persone che sopravviveranno si troveranno nell’Artico dove il clima resterà tollerabile». Sul tema scrisse anche un libro, «La vendetta di Gaia», dove appunto si affermava che oramai era troppo tardi per fermare il surriscaldamento della Terra. Invece sembra che non sia mai troppo tardi per ricredersi, anche per Lovelock, al quale va riconosciuto almeno il merito di ammettere il proprio errore, come ha fatto in un’intervista al giornale on line Msnbc.
«Sono andato un po’ troppo in là con le deduzioni - confessa Lovelock -. Il problema è che al momento non sappiamo che cosa stia davvero facendo il clima. Credevamo di saperlo venti anni fa. Un convinzione che ha portato alla pubblicazione di alcuni testi allarmistici, compreso il mio, perchè tutto allora sembrava chiaro: il mondo stava per essere fritto. Invece non è andata così». E meno male che si sono sbagliati.
Ma che cosa lo ha indotto a cambiare idea? «Il clima usa i suoi soliti trucchi. Il mondo non si è riscaldato molto dall’inizio di questo millennio - spiega lo scienziato -. Dodici anni sono abbastanza, un tempo ragionevole per valutare e la temperatura è rimasta sostanzialmente costante mentre ci aspettavamo che salisse. Il livello di CO2 invece è salito, questo è certo».
Alcuni tra i sostenitori della teoria del riscaldamento del pianeta avevano messo in correlazione l’incremento della temperatura con l’aumento del livello di anidride carbonica. Ma questo rapporto in realtà non c’è come recentemente dimostrato dai rilevamenti pubblicati, tra gli altri, da Climate Monitor. Il livello di CO2 cresce, si impenna addirittura, ma la temperatura no. Dunque molto semplicemente la teoria basata su questa correlazione non funziona, non è risultata valida.
Lovelock punta il dito anche contro gli altri allarmisti, come Al Gore e Tim Flannery. Lo scienziato ammette l’errore, ma difende comunque la teoria del cambiamento climatico. «Ci sarà il riscaldamento globale, ma avverrà più tardi rispetto alle nostre previsioni», sostiene Lovelock che dice di non avere problemi a riconoscere il proprio errore visto che è uno scienziato indipendente. Assai più difficile ammetterlo per un’Università o un’istituzione, puntualizza lo scienziato, perchè vedrebbero messi a rischio i propri finanziamenti se le teorie sulle quali lavorano da anni, come appunto quella del riscaldamento globale, si rivelassero del tutto infondate.
E infatti Peter Stott, che dirige il servizio meteo inglese per il rilevamento
del clima, è d’accordo soltanto in parte con Lovelock. Se è vero che la temperatura si è alzata meno del previsto, dice, il periodo preso in considerazione è troppo breve per arrivare alle conclusioni cui arriva Lovelock.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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