Obama calma gli alleati (ma rimarrà tutto com'è)

L'ex consigliere della Casa Bianca: "Gli alleati non sono sempre amici"

Obama calma gli alleati (ma rimarrà tutto com'è)

Calmare le acque con gli alleati, dimostrando di aver fermato lo spionaggio sui Paesi amici già dall'estate, quando ne sarebbe stato ufficialmente informato, ma tenere di fatto tutto com'è, per non deludere gli americani e non spazientire l'intelligence. Sembra questa la linea di Barack Obama alle prese con due priorità: rassicurare i suoi che sul terrorismo la linea degli Stati Uniti resterà durissima e convincere gli alleati che nessun colpo basso è stato avallato dalla presidenza democratica. Le notizie delle ultime ore confermano il doppio binario sul quale Obama si sta muovendo. Da una parte arrivano le dichiarazioni di fonti ufficiali americane riportate dal Washington Post: «La National Security Agency (Nsa) ha messo fine a un programma di spionaggio sulla Cancelliera tedesca Angela Merkel e su un numero di altri leader europei dopo che un resoconto interno dell'amministrazione Obama avviato in estate ha svelato alla Casa Bianca l'esistenza dell'operazione» di spionaggio.

In sostanza, appena informato, Obama avrebbe messo lo stop alle intercettazioni dei leader amici. Un segnale evidente di buona fede, per un'azione di interruzione dello spionaggio «superfluo» che non è stata ancora del tutto completata ma immediatamente avviata quando Obama è venuto a conoscenza dei fatti. Un altro nuovo dettaglio giocherebbe a favore della linea difensiva del presidente: l'operazione di spionaggio, secondo Der Spiegel che cita i documenti Nsa diffusi da Snowden, sarebbe partita nel 2002, quando Obama era ancora solo un senatore dell'Illinois. Per cinque anni durante la sua presidenza - emerge dalle rivelazioni del Washington Post basate su fonti ufficiali - Obama sarebbe rimasto all'oscuro delle intercettazioni agli alleati, per una ragione molto semplice: la presidenza veniva aggiornata e coinvolta solo sulle operazioni «prioritarie» mentre le decisioni su quelle già avviate e considerate secondarie restavano affidate alla Nsa. «Il presidente non firma questo genere di decisioni sulla sorveglianza», dicono le fonti ufficiali. Che tuttavia precisano: il protocollo è in corso di revisione. Un'ulteriore prova che Obama ha compreso l'ira degli alleati e intende dare una risposta immediata.

Quel che invece sembra restare immutata è la sostanza delle cose. Obama ha fatto della lotta al terrorismo uno dei suoi fiori all'occhiello. Grazie all'uso di tecnologie sofisticatissime, i droni, e dopo essersi dimostrato capace di portare a casa la missione che sembrava impossibile, uccidere Bin Laden, ha deciso con grande sorpresa di alcuni democratici e moltissimi progressisti europei, di prorogare il Patriot Act, la legge anti-terrorismo voluta da George W. Bush dopo l'11 settembre e che prevede un ampio uso delle intercettazioni e il controllo del traffico Internet senza necessità di un mandato della magistratura. Ora può permettersi il lusso di annunciare due riforme: quella del Patriot Act, come ha fatto ad agosto, per «recuperare la fiducia degli americani» preoccupati dei diritti civili e quella promessa ieri sulla procedura di raccolta delle informazioni da parte dell'intelligence (ma solo dopo aver elogiato il lavoro «straordinario» della Nsa).

Un modo per recuperare le relazioni internazionali e tenere a bada chi lo critica per gli attacchi alla privacy, senza deludere i patrioti che vogliono lasciarsi alle spalle l'incubo terrorismo. Perché «gli alleati - spiega l'ex consulente di Bush Stewart Baker - non sono sempre amici».

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