Razzi su Tel Aviv, Israele pronta alla guerra

Per la prima volta dal 1991, un missile colpisce la città. E l'esercito richiama trentamila riservisti

Razzi su Tel Aviv, Israele pronta alla guerra

Kiryat Malachi (Sud d'Israele) - Le strade e i campi sono deserti. Le case hanno le tapparelle abbassate. Le scuole e molti negozi sono chiusi. In un caffè, la barista - con i clienti ancora al bancone - tira giù le serrande e manda tutti fuori: «Vado a prendere la mia famiglia e la porto al Nord». Nel Sud d'Israele continuano infatti senza sosta a cadere razzi in arrivo da Gaza, come continuano in queste ore i raid israeliani su Gaza.

Ieri, in serata, c'è stata una preoccupante svolta nel conflitto iniziato mercoledì: per la prima volta, un missile lanciato dalla Striscia ha colpito anche più lontano, toccando i sobborghi meridionali di Tel Aviv. Ore prima, un razzo aveva centrato una palazzina della cittadina di Kiryat Malachi, nella regione meridionale. I due ultimi piani dell'edificio sono stati sventrati. Tre persone sono rimaste uccise. Poche ore dopo, nell'appartamento, i letti sono ancora disfatti. I mobili sono distrutti e ci sono vetri rotti ovunque. Tracce di sangue sporcano le scale fino al pian terreno. «È la terza volta in un anno che sento le sirene e corro con mia moglie e mia figlia nel rifugio anti missile. Questa volta, però, abbiamo sentito anche l'esplosione e capito che il razzo era caduto vicino», dice Gadi Mamo, 30 anni, che abita di fronte al palazzo colpito. Una donna, parente di una vittima, urla e piange nel cortile, mentre i politici israeliani in visita - tra loro il minsitro dell'Interno Eli Yishai - sono insultati al loro arrivo dagli abitanti del quartiere.

Kyriat Malachi è una cittadina 25 chilometri a Nord di Gaza, tra quei campi dove spesso cadono i razzi lanciati dai gruppi armati palestinesi, sorvolati ora da jet ed elicotteri da guerra israeliani in rotta verso la Striscia. Avvicinandosi a Gaza, cresce il rumore delle esplosioni, si vedono le colonne di fumo degli attachi israeliani alzarsi dal piccolo territorio costiero e le strisce di fumo dei razzi lanciati dalle postazioni palestinesi.

La svolta, che rischia di irrobustire le violenze, è arrivata quando le sirene hanno suonato inaspettatamente nel Sud di Tel Aviv e gli abitanti della città hanno sentito una forte esplosione. Non succedeva dal 1991, quando i missili del raìs iracheno Saddam Hussein colpirono la città. Da due giorni, i portavoce dell'esercito spiegano che i raid dell'aviazione stanno cercando soprattutto di colpire depositi di Fajr 5, missili di fabbricazione iraniana con un raggio di quasi 50 chilometri, uno dei quali potrebbe essere stato usato ieri per colpire Tel Aviv.

L'operazione militare israeliana Pilastro di Difesa, che secondo i vertici israeliani mira a indebolire la catena di comando militare di Hamas, è cominciata mercoledì con l'uccisione mirata del più alto comandante militare del movimento. I funerali di Ahmed Jabari, numero due del movimento palestinese che controlla Gaza, si sono tenuti ieri. Al suo posto è stato nominato Marwan Issa, il suo vice. Dall'inizio dell'operazione, almeno 200 razzi sono caduti sul Sud d'Israele e centinaia di attacchi israeliani hanno colpito obiettivi militari a Gaza - depositi di armi e postazioni di lancio razzi. Nei raid, però, sono rimasti uccisi anche civili. Il numero delle vittime nella Striscia dall'inizio dell'operazione, ha detto al telefono un medico dell'ospedale Shifa di Gaza, è salito a 15. Con l'aumentare delle violenze cresce anche la tensione diplomatica tra Israele e il vicino egiziano. Dal Cairo, il presidente Mohammed Morsi, membro di quei Fratelli musulmani da cui Hamas è nato, ha ritirato mercoledì il suo ambasciatore e ha parlato ieri di «aggressione inaccettabile d'Israele». Il raìs potrebbe inviare oggi a Gaza il suo premier Hesham Kandil.

Gli ultimi preoccupanti sviluppi rendono più robusto il timore che l'operazione militare israeliana possa presto trasformarsi in un'offensiva di terra, come accadde nel 2009 con Piombo Fuso, quando

morirono oltre mille persone. Ieri, il ministero della Difesa ha richiamato 30mila riservisti e un portavoce dell'esercito ha spiegato che nuove truppe sono in rotta verso il Sud. «Ci attendono giorni difficili», ha detto.

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