Un breve incontro al G20 di San Pietroburgo non è stato sufficiente. Le posizioni di Stati Uniti e Russia sull'attacco alla Sira continuano a divergere, con un Paese che attende che il Congresso si pronunci sul via all'offensiva pianificata per "punire" Bashar al-Assad e l'altro che nonostante qualche apertura non sembra affatto pronto ad abbandonare l'alleato.
Da Washington è arrivata questa mattina una condanna della posiziona di Putin, che accusa di voler evitare il problema, rifiutandosi di agire e senza avere alcunché da aggiungere al tavolo del dialogo. Obama ha ribadito la necessità di un intervento anche nell'incontro con il premier cinese Xi Jinping, a cui ha detto che continuare a lavorare con l'Onu è fondamentale. La carta delle Nazioni Unite è importante anche per l'Italia, più favorevole a una soluzione politica.
Una nuova voce, quella dei ministri della Difesa dell'Unione Europea, si è aggiunta al coro di chi ritiene il regime di Damasco responsabile per l'attacco con le armi chimiche del 21 agosto. Riuniti a Vilnius, hanno detto che "numerosi indizi" puntano nella direzione di Bashar al-Assad e denunciato "l'utilizzo di armi chimiche e il fatto che coloro che le hanno utilizzate devono assumersene la responsabilità".
In chiusura del G20, Stati Uniti e Russia hanno parlato del breve incontro. Putin ha definito "una conversazione amichevole" quella con Obama, ma ha sottolineato che non esiste una posizione comune. Ha poi espresso perplessità su un attacco che porterebbe "una destabilizzazione della situazione in Medio Oriente si rifletterebbe seriamente sulla economia globale". In caso di guerra da Mosca arriveranno aiuti a Damasco, ma solo dal punto di vista "umanitario".
Obama, che martedì parlerà agli americani dalla Casa Bianca, ha ribadito che l'idea dello strike non ha una data di scadenza e che è sbagliato prendere l'Iraq come metro di paragone. Meno chiara la sua posizione se il Congresso dovesse dire no all'attacco. Una risposta chiara in merito non è arrivata neppure oggi. "Agire - ha detto - è impopolare, ma necessario".
Il documento che condanna Assad
Il G20 si è concluso senza che nel comunicato ufficiale si facesse cenno alla situazione della Siria.
Undici nazioni, Italia compresa, hanno però sottoscritta una forte denuncia nei confronti del governo di Damasco. Nel testo della dichiarazione condivisa (leggi in inglese), che non cita mai per nome Bashar al-Assad, si sottolinea che ci sono forti prove della colpevolezza del regim.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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