Arriva da Nairobi, capitale del Kenya, la notizia che il presidente del Sud Sudan, Salva Kiir Mayardit, ha acconsentito oggi a un cessate il fuoco che rappresenta un timido segnale per un Paese da giorni scosso da scontri tra i governativi e i ribelli che fanno capo all'ex presidente Riek Machar.
L'autorità intergovernativa per lo sviluppo (nota con l'acronimo inglese Igad), a cui fanno capo sei Paesi dell'Est Africa, si è riunita nella capitale del Kenya, per discutere di una possibile ricomposizione degli scontri che vedono fronteggiarsi le due etnie principali del giovane Stato: da una parte i dinka, a cui appartiene il presidente, dall'altra i nuer, di cui fa parte l'ex vice di Salva Kiir.
Ne Salva Kiir né Mayardit hanno partecipato direttamente all'incontro di Nairobi. Il leader dei ribelli non si è ancora espresso sulla possibilità di un cessate il fuoco.
La mediazione dell'Igad punta a far terminare le violenze scoppiate due settimane fa, che hanno provocato la morte di centinaia di persone. Le uccisioni si sono concentrate nello Stato dell'Upper Nile a Makala e a Bor, nello Stato dello Jonglei.
Secondo le stime dell'Ufficio dell'Onu per il coordinamento degli aiuti umanitari (Unocha), almeno 122mila persone hanno lasciato il Paese a causa della crisi. Le Nazioni Unite hanno annunciato che rafforzeranno la presenza di caschi blu fino a 12mila unità, per cercare di garantire la pace. Il 19 dicembre la base di Akobo è stata attaccata e due peacekeeper indiani sono rimasti uccisi.
538em;">Il presidente Salva Kiir accusa il suo ex vice di avere tentato un colpo di Stato. La versione di Machar è però differente: il leader dei ribelli sostiene che la presidenza voglia liberarsi dei rivali politici.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.