Tokyo, lo stop dell'Onu alla caccia alle balene

Il Giappone è il primo cacciatore di balene nel mondo: ne uccide circa un migliaio all'anno "per fini scientifici". Dura la risposta dell'Onu: "Solo fini commerciali, stop alla caccia"

Tokyo, lo stop dell'Onu alla caccia alle balene

La caccia alle balene portata avanti dal Giappone nell'Antartico non ha alcuna finalità scientifica e per questo deve cessare: lo ha stabilito la Corte internazionale di Giustizia dell'Aja (Icj), dando finalmente atto a quelle voci che da anni si battevano per la protezione dei cetacei, che dal Giappone sono cacciati e pescati senza scrupoli. La sentenza, a quanto si apprende, è vincolante, quindi non può essere in alcun modo aggirata o modificata: lo stato giapponese dovrà immediatamente "revocare ogni autorizzazione, permesso o licenza esistente legata al (programma di ricerca) Jarpa II e astenersi dal rilasciare ulteriori permessi per questo programma", concedendo ai cetacei una vittoria su tutti i fronti.

Nel 2005, dopo il progetto JARPA (Programma di Ricerca sulle Balene Giapponese sotto Permesso Speciale in Antartico) nacque JARPA II, che fino a pochissimo tempo fa permetteva alle baleniere giapponesi di pescare i cetacei, spacciando l'uccisione delle balene per un "campione sacrificabile" per un "programma di ricerca" finalizzato a capirne l'interazione con il plancton, con l'ambiente e con le correnti marine. Di fatto, il programma Jarpa II permetteva al Giappone di continuare indisturbato la pesca, deregolarizzandone la cattura e le uccisioni. Ma oggi Peter Tomka, giudice della più alta corte delle Nazioni Unite, ha detto basta.

Nel 2010 già l'Australia aveva cercato di mettere la situazione sotto gli occhi di tutti: con una serie di sorvoli delle aree interessate dalla caccia, aveva smascherato la pesca irregolare dei cetacei pietosamente classificata come spedizione scientifica. Ma, a differenza della Norvegia e dell'Islanda - che nonostante la messa al bando nel 1986 praticano ancora saltuariamente la caccia -, il Giappone non nasconde il fatto di che fine faccia il pescato: risposta? Nei piatti dei consumatori, dopo essere stato "analizzato e studiato". Secondo i dati di Canberra, dal 1988 il Giappone ha macellato oltre 10mila cetacei, violando la messa al bando commerciale. Tokyo non ha voluto commentare il caso prima del verdetto, ma fonti dell'agenzia per la pesca hanno ribadito che "la caccia alle balene è esclusivamente per ottenere dati scientifici, in modo che le risorse possano essere mantenute in maniera sostenibile", spiegando anche come il consumo della carne di balena rientri negli usi e costumi del paese, e di come quindi sia da preservare come parte dell'identità nazionale.

D'altra parte, gli attivisti di tutto il mondo oggi sono in festa: da Greenpeace alla più guerrigliera Sea Shepard, tutti coloro che in questi anni si sono frapposti - materialmente - fra le balene e gli arpioni concludono così una battaglia che dura da diversi anni, e che annovera tra le file dei suoi caduti migliaia e migliaia di balene,

ma anche qualche sfortunato umano. Gli Eco-guerrieri festeggiano così una vittoria su tutti i fronti, nonostante le denunce da parte dello stato orientale agli "imperdonabili sabotaggi" da parte degli stessi.

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