Quando a fine aprile l'ho incontrata a Le Crotoy, piccolo paesino di pescatori sulla Manica, Marine Le Pen mi fece una previsione. "Il futuro della Francia - mi disse - siamo noi. Alle prossime elezioni presidenziali il vero sfidante sarò io". Quel futuro inizia stasera. In pochi anni Marine Le Pen si è dimostrata capace di sdoganare il piccolo partito di "impresentabili" ereditato da "papà" Jean Marie per trasformarlo nella prima formazione di Francia. Non a caso la leader del Front National, forte di un successo personale che le garantisce oltre il 30 per cento di voti personali nei distretti del nord ovest, lancia quell'appello spavaldo e impudente a Francois Hollande.
"Il popolo ha parlato forte e chiaro", urla Marine reclamando lo scioglimento di un Assemblea Nazionale dove il Front National continuerà altrimenti a non esser rappresentato pur avendo raggiunto e superato la soglia critica del 25 per cento. Conquistare un elettore su quattro non è stata un'impresa da poco. Soprattutto in una Francia incapace, dalla fine della seconda guerra mondiale, di tollerare qualsiasi partito anche vagamente assimilabile alla destra fascista. Il suo capolavoro è stato trasformare il vecchio arnese di papà senza rinunciare all'identità profonda di una formazione che affondava le sue radici nell'idea di una destra tradizionale e anti borghese. Messe da parte le derive grossolanamente razziste e gli sterili nostalgismi Marine ha regalato ai suoi l'immagine di una formazione in prima linea nella difesa dei non garantiti comprendendo in quella categoria tutte le classi sociali, politiche e professionali minacciate dalla globalizzazione dalle lobbie europee, dallo strapotere delle multinazionali e delle banche.
Coltivando la rabbia, ammiccando a chi sentiva abbandonato dai partiti tradizionali ha costruito il nuovo Front National. Un Fronte meno virulento e aggressivo sul fronte dell'immagine pubblica, ma assai attraente sul piano dell'offerta politica. Soprattutto per chi ha smesso di aspettarsi qualcosa dai partiti politici tradizionali. A differenza del partito di Grillo - deciso a scatenare tempeste contro tutto e tutti - la formazione di Marine Le Pen minaccia poco, ma lavora sodo nelle piazze, nelle città negli agglomerati urbani attraendo a se i disoccupati, i piccoli negozianti costretti a chiudere, gli operai lasciati in strada dalle grandi aziende che chiudono per delocalizzare. Per dirla in poche parole Marine regala speranze sia ai delusi di destra che a quelli di sinistra. E riesce così a trasformare in attivismo politico le loro frustrazioni. Certo in quella capacità molti vedono la rinascita di quel partito Popolare Francese considerato, tra le due guerre, la via francese al fascismo. Ma a questa capacità assai giova l'inconsistenza dei partiti tradizionali. Prima di tutto quella dei socialisti. I socialisti alleati con i grandi gruppi industriali e sempre più incapaci di dar risposta ai disoccupati figli della globalizzazione e a una classe di nuovi poveri francesi in balia di un'immigrazione che genera delinquenza e malessere sociale. E dietro la crisi socialista avanza il disorientamento di una destra neogollista frantumata da divisioni e lotte interne .
Per questo la marcia di Marine Le Pen inizia oggi. Con questa vittoria la signora in nero abbandona il bozzolo antiquato e ormai inadeguato regalatole da papà Jean Marie e inizia un volo che potrebbe trasformarla in autentica "prima signora" di Francia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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