Federica Celussi
Nella mansarda delledificio situato in Via Balbi quattro è custodito il museo di Etnomedicina più grande in Europa. Una raccolta unica, attiva dagli anni 70, anche se pochi sanno che esiste
Conservatore del museo «Antonio Scarpa» è il professor Antonio Guerci, antropologo di fama internazionale (professore onorario a Lima ed a Hong Kong).
Il professore spiega che il museo è lunica esposizione permanente in Europa dedicata interamente alla raccolta, alla conservazione e alla valorizzazione di oggetti (strumenti, rimedi, testi, apparati, etc.) legati alle diverse tradizioni mediche dei cinque continenti. La collezione è formata da più di 1500 oggetti rappresentanti le tradizioni e le pratiche terapeutiche di oltre 100 gruppi umani.
Antonio Scarpa, medico giramondo nato allinizio del secolo scorso a Rovigo, raccolse gli oggetti in oltre sessantanni di viaggi. È a lui che si deve linvenzione dellEtnomedicina.
Il museo nacque nel 1972 grazie allospitalità del professor Brian, allora antropologo fisico alluniversità di Genova, che in occasione del IX Congresso Internazionale di Medicina Neo-Ippocratica, acquistò nove vetrine dove furono esposti oggetti della Collezione Scarpa. Nel frattempo il medico giramondo si trasferì a Rapallo e il prof. Brian offrì al ricercatore un appoggio stabile, trovando nuove stanze che permisero lallargamento dellarea del museo. In seguito, Scarpa donò la propria collezione allateneo genovese.
Guerci spiega che gli oggetti sono classificati secondo due diversi criteri: per grandi suddivisioni geografico-temporali, e per esposizioni tematiche. Le suddivisioni geografiche rispettano anche il criterio temporale, sicché le medicine più antiche sono situate allinizio dellitinerario del museo.
Accanto alle maschere, situate nella prima stanza, si concentra la tradizione medica Ayurveda, medicina indiana dorigini millenarie, come i flaconi di medicinali formulati con ricette risalenti a due millenni Avanti Cristo. Poi, in un corridoio, si può apprendere la tradizione medica cinese, ed osservare ad esempio fotografie spiegano la tecnica dello «Zan Zuan» o detto anche la posizione dellalbero. Un esercizio ancora oggi insegnato dai maestri di Tai Chi Chuan. Curiosare tra gli oggetti del museo è come assistere alla proiezione di un documentario sulla storia delluomo e della sua evoluzione.
In una soffitta buia, la sorpresa: serpenti e armadilli imbalsamati, statue di legno provenienti dall'isola di Pasqua, una testa Tzantza (un cranio duomo miniaturizzato dellAmerica Latina) e libri scritti su foglie di palma.
Il professor Guerci, oltre ad aver catalogato gli oggetti- molti ancora custoditi negli scatoloni - sta lavorando ad unopera di Scarpa costituita da 250 articoli sullEtnomedicina, molti scritti prima dell'ultima guerra mondiale, con l'obiettivo di metterli on-line. Un progetto immenso e di gran valore per la comunità internazionale.
Tra i lavori di Scarpa, il prof. Guerci racconta lo studio effettuato su una sorgente nell'isola di Bali. Lacqua del corso era usata dalle popolazioni locali come rimedio per alleviare i disturbi causati da psicopatologie. Scarpa analizzò l'acqua e individuò la presenza di un elemento chimico, il litio, utilizzato ancora oggi per curare pazienti affetti da ciclotimia. Poi, sottolinea un altro studio di Scarpa effettuato nel Mali, sulla «Lactatio agravidica»: quando la madre muore dando alla luce il proprio bimbo il neonato viene allattato, attaccandolo al seno di una donna anziana preventivamente nutrita con pozioni a base di piante galattogene, ovvero piante che stimolano la produzione del latte.
Il museo è alla ricerca di una sede adeguata. Il Comune ha proposto di trasferire gli oggetti in un edificio situato nel Parco di Nervi, ma il tetto delledificio è parzialmente diroccato! Speriamo che il museo non debba migrare altrove
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