Oggi e domani si vota, per una doppia sfida - due elezioni regionali - che prelude a un pareggio. Questa, almeno, è la sensazione prevalente che circola tra gli addetti ai lavori. Gli stessi che, per Umbria ed Emilia Romagna, prevedono un «uno ad uno».
Secondo la legge, i sondaggi non possono più essere diffusi. È possibile soltanto sino a quindici giorni prima della competizione elettorale. Ma, al netto di sorprese, le due coalizioni in gioco si aspettano questo esito riguardo le elezioni. L'Umbria andrebbe così al centrodestra, con la conferma della governatrice uscente Donatella Tesei, leghista, mentre in Emilia Romagna vincerebbe il centrosinistra, con l'affermazione di Michele De Pascale, dem e sindaco di Ravenna. L'esponente del Pd raccoglierebbe l'eredità di Stefano Bonaccini, nel frattempo eletto al Parlamento europeo. Tesei deve vedersela con Stefania Proietti, sindaco di Assisi e principale rivale, e altri sette candidati che potrebbero contribuire alla dispersione del voto. Per lunghe settimane, in relazione all'Umbria si è parlato di un testa a testa tra le due candidate. Il «campo largo», la coalizione che a questo giro presenta anche i renziani di Iv, ha provato a impensierire la maggioranza uscente, candidando una civica, sostenuta soprattutto da alcuni ambienti cattolici. Per il centrodestra, attenzione al ruolo giocato da Stefano Bandecchi: l'imprenditore è alleato del centrodestra, e la performance della sua lista potrebbe essere importante se non decisiva. Strategia simile, ma a parti invertite, per l'Emilia Romagna, dov'è il centrodestra a voler insidiare la coalizione attualmente al governo della Regione, allargando la sua base elettorale con una candidatura moderata come quella di Elena Ugolini. Anche in Emilia Romagna il «campo largo» può contare sull'apporto di Iv, che è mancato in Liguria a causa della distanza siderale col Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte.
Ma tra Umbria ed Emilia Romagna c'è soprattutto una differenza sostanziale. Se la prima, come la Liguria, è una Regione divenuta «contendibile» negli ultimi decenni per il centrodestra, nella seconda il fortino rosso resiste ormai da cinquantaquattro anni consecutivi. L'Emilia Romagna è una delle due regioni rosse rimaste in Italia, l'altra è la Toscana.
Il voto non avrà alcuna implicazione nazionale. Al massimo, qualora il centrodestra dovesse espugnare persino l'Emilia Romagna, la giornata diverrebbe storica anche in termini politologici. Confermando l'Umbria, il centrodestra si consoliderebbe ancora come coalizione più che maggioritaria in tutto il territorio nazionale.
Del resto, da quando Giorgia Meloni è al governo della nazione, Fratelli d'Italia, Lega, Forza Italia e Noi Moderati hanno perso soltanto un'elezione regionale: quella sarda. In tutte le altre competizioni, si è affermata la coalizione che regge l'esecutivo.FraBo
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