Pronto il piano per il nucleare

Quasi definita la "bozza zero" della legge delega sui mini-reattori

Pronto il piano per il nucleare
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L'arrivo del testo è previsto per la prima metà di dicembre, mentre l'esame del Parlamento arriverà a gennaio. Questa è la tabella di marcia prevista della legge delega che abiliterà la produzione di energia tramite le nuove tecnologie nucleari sostenibili nel nostro Paese. In queste settimane, infatti, il ministro per la Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin è al lavoro su una «bozza zero» che verrà ultimata al ritorno dal viaggio a Baku, in Azerbaijan, dove sono in corso i lavori per la Cop29. Secondo quanto raccolto, l'impianto della legge andrà a normare la ricerca e la realizzazione di prototipi sul territorio del nostro Paese, cosa che al momento non è possibile fare. Infatti, nonostante diverse eccellenze e un alto livello di competenze sul nucleare in Italia, al momento dopo la fase di progettazione ci si deve spostare in altri Paesi, per esempio la Francia, dove la sperimentazione è consentita.

Facile immaginare che un eventuale via libera del parlamento scatenerebbe una girandola di investimenti sul territorio. Il presidente di Edison, Nicola Monti, ha dichiarato un paio di mesi fa di essere pronto a investire 4 miliardi di euro su due piccoli reattori a fissione nucleare (Smr) - da 340 megawatt - qualora la politica italiana dicesse «sì» al ritorno dell'atomo. La stessa Edison - controllata del gruppo francese Edf - insieme ad Ansaldo Nucleare ha stimato un impatto da 50 miliardi sulla nostra economia, con 117mila occupati diretti, qualora venissero realizzati una ventina di impianti Smr fino al 2050. Ma Edison non sarebbe l'unica a investire, ieri l'amministratore delegato di Enel, Flavio Cattaneo, ha affermato che la nuova società sui piccoli reattori con potenziali partner come Ansaldo Nucleare e Leonardo, «a giorni verrà chiusa» e «si concentrerà sullo studio degli Smr». Per non parlare di società di eccellenza come Newcleo, l'azienda italiana che ha una sede a Torino (e quartier generale a Parigi) specializzata nelle nuove tecnologie nucleari come gli Lfr, ossia mini reattori refrigerati a piombo. La stessa società, fondata dal fisico Stefano Buono, sta sviluppando un progetto con Enea per realizzare - entro il 2026 - il primo simulatore elettrico di un reattore raffreddato al piombo liquido. Insomma, c'è una filiera pronta a sprigionare un potenziale non indifferente con oltre 2.800 occupati (dati del 2022).

Il governo, del resto, punta tanto sul nucleare. Secondo il Piano Energia e Clima (Pniec) inviato a Bruxelles, si ipotizza che l'atomo da fissione, e in prospettiva quello da fusione (tecnologia su cui sta lavorando l'Eni in collaborazione con il Massachusetts Institute of Technology negli Usa), potrebbero fornire al 2050 circa l'11% dell'energia elettrica totale richiesta con una possibile proiezione verso il 22 percento.

La nuova legge delega sarà la pietra iniziale per lanciare l'Italia nel nuovo nucleare, con i nuovi mini reattori che dovrebbero sbarcare sul mercato nel prossimo decennio e sono indicati da più fonti come uno strumento importante per raggiungere gli obiettivi della transizione energetica e abbattere il costo dell'energia, vero tallone d'Achille per la competitività della aziende europee. I contenuti della legge delega, inoltre, secondo fonti di governo non sarebbero in conflitto con i referendum del 1987 e del 2011, dal momento che andrebbero a normare la produzione di energia nucleare con tecnologie allora non disponibili (per intenderci, non si tratterebbe degli enormi impianti nucleari di una volta).

Rispetto al passato, inoltre, esistono voci favorevoli al ritorno dell'atomo trasversali a centro-sinistra e centro-destra. Questo, oltre alla spinta della Ue e degli sfidanti obiettivi di decarbonizzazione, potrebbero dare la spinta decisiva al ritorno del nucleare in Italia.

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