Le condizioni economiche «sono cambiate completamente: dovremmo mostrare più ambizione quando si tratta di calo del deficit e dei debito». Il ministro delle Finanze tedesco, Christian Lindner (foto), è arrivato ieri alla riunione dell'Eurogruppo a Lussemburgo esibendo l'abituale piglio rigorista. Buono per randellare gli altri, un po' meno in casa propria dove i magheggi sui bilanci pubblici sono stati messi all'indice dalla Corte dei Conti di Karlsruhe.
Di fatto, a meno di due mesi e mezzo dalla data entro cui va riformato il Patto di stabilità, pena un ritorno alle vecchie regole, Berlino mostra i muscoli e non sembra in vena di fare concessioni. Soprattutto all'Italia, dove è appena stata varata la manovra che alza il disavanzo per il 2024 in modo da reperire i 14 miliardi di euro necessaria a finanziarla. Parlando di quadro economico mutato, Lindner si riferisce al periodo post-pandemico. L'epigono di Wolfgang Schaeuble non sembra però considerare che la guerra in Medio Oriente è una variabile che, anche a voler tenere conto solo del possibile impatto sui prezzi energetici, aggiunge incertezze in un quadro già reso complicato dall'inflazione, dagli alti tassi imposti dalla Bce per contrastarla e da una congiuntura che flirta sempre di più con la stagflazione. La ricetta tedesca è la stessa che l'Fmi vorrebbe propinare a tutti: «I loro esperti - spiega Lindner - consigliano di ridurre i deficit più rapidamente e ridurre i livelli di debito in modo veloce e sostenibile in modo da essere più resilienti». È insomma il solito approccio pro-ciclico che, giusto per far un esempio, se ne infischia se le strette monetarie finiscono per impattare sui saldi di finanza pubblica causa la maggior spesa per interessi, riducendo i margini per azioni espansive destinate a incentivare la crescita.
Questa postura aggressiva è il principale ostacolo che si frappone a una risoluzione positiva delle trattative sul «nuovo» Patto. «Confido che nel prossimo Ecofin di novembre si possa avviare la fase finale del negoziato politico sulla base di un testo legislativo, per raggiungere un accordo tra i Paesi entro la fine dell'anno», ha ha detto la ministra delle Finanze spagnola, Nadia Calvino, alla presidenza di turno dell'Ue. L'ottimismo di Madrid non sembra del tutto giustificato, poiché il documento prodotto dal governo spagnolo estende il perimetro della cosiddetta Golden rule ben oltre i limiti chiesti dal ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, su scorporo dal deficit e tempistiche degli investimenti. Condizioni inaccettabili per la Germania, in particolare contraria a definire un importo massimo degli investimenti, calcolato in punti di Pil, escludibile dal computo della spesa. Altro punto di attrito, la percentuale minima di riduzione del debito cui sanno tenuti i Paesi gravati da un debito superiore al 60% del Pil.
I tedeschi pretendono una sforbiciata dell'1% (la Spagna non ha invece finora indicato alcuna cifra) e intendono imporre un taglio predefinito per ogni singolo anno. Le parole di ieri di Lindner puntano proprio in questa direzione.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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