Patto di stabilità, Giorgetti avverte: "C’è una guerra in Europa". E sul Mes: "Decide la Camera"

L'accordo sulla riforma del patto di stabilità non è stato ancora raggiunto ma il ministro Giorgetti è ottimista: "Fatto un passo in quella direzione"

Patto di stabilità, Giorgetti avverte: "C’è una guerra in Europa". E sul Mes: "Decide la Camera"
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Il ministro Giancarlo Giorgetti, con una nota a margine dell'Ecofin a Bruxelles, ha riferito in merito ai progressi fatti sulla riforma del patto di stabilità, i quali "testimoniano che c'è un riconoscimento del fatto che non siamo in una situazione normale, c'è una guerra in Europa". In base a questo, ha proseguito il titolare del ministero, "riteniamo che le nuove regole fiscali devono essere coerenti con gli obiettivi definiti a livello europeo, in particolare con le sfide sul cambiamento climatico e con riferimento particolare alla difesa".

Il riconoscimento della situazione straordinaria dev'essere alla base dell'accordo, ma nonostante questo non si è ancora arrivati all'accordo finale. "Condizioni speciali specifiche per un periodo transitorio devono essere assicurate", ha proseguito il ministro Giorgetti, mettendo l'accento sulla necessità che debba esserci una certa coerenza "tra le regole fiscali che proponiamo" e "gli obiettivi strategici, politici definiti a livello europeo". I lavori procedono e le parti si stanno avvicinando ed è anche per questo motivo che il ministro auspica "di arrivare a una conclusione quanto prima in un Ecofin straordinario prima della fine dell'anno". Un obiettivo certamente ambizioso ma non irraggiungibile visto il tenore delle discussioni.

Il titolare del ministero dell'Economia ha ribadito con i colleghi la necessità di preservare gli investimenti necessari alla transizione digitale e verde e alla difesa, sia in ambito privato che pubblico. La timeline ipotizzata da Giorgetti prevede che il nuovo Ecofin straordinario possa riunirsi già tra il 18 e il 21 dicembre. "Piuttosto che un cattivo accordo, sono meglio le regole esistenti", ha detto ancora il ministro al termine del vertice, lasciando intendere che l'Italia non accetterà condizioni inferiori rispetto a quelle che già esistono.

"Dal punto di vista italiano se l'accordo trovato in una fase transitoria diventasse definitivo sarebbe logico e coerente con le aspirazioni europee", ha detto il ministro. L'Italia, ha spiegato il titolare del ministero, "non si lamenta rispetto al fatto che noi dobbiamo garantire sostenibilità fiscale. Abbiamo sempre accettato, e abbiamo accettato anche delle salvaguardie proposte della Germani. Quello che ribadisco è che se giovedì i capi di Governo continuano a mantenere alti gli standard le ambizioni europee, le regole fiscali europee devono essere adeguate a questo standard di ambizione".

Nell'ultimo documento bozza della presidenza spagnola sul patto di stabilità, emerge che tenendo ferma la procedura per deficit eccessivo con un aggiustamento strutturale annuo minimo dello 0,5% "come parametro di riferimento", la Commissione, per il periodo tra il 2025 e il 2027, potrà "tener conto dell'aumento degli interessi pagati nel calcolo dello sforzo di aggiustamento nell'ambito della procedura per disavanzo eccessivo". L'obiettivo è non compromettere gli effetti del Pnrr. Inoltre, sempre in merito al Pnrr, nelle disposizioni transitorie viene indicato che gli impegni assunti dagli Stati verranno presi in considerazione "per l'estensione del periodo di aggiustamento" se il Pnrr "contiene riforme significative e investimenti nel periodo". Questo, si legge nella bozza, al fine di migliorare "sostenibilità fiscale" e "crescita potenziale dell'economia".

Diverso è il discorso in merito al Mes, per quale, come ha specificato Giorgetti, "non è nelle mie mani, è nelle

mani della Camera". E sarà proprio la Camera a votarlo, anche se ancora non è stata fissata una calendarizzazione: "Il 14 dicembre andiamo con la conferenza dei capigruppo per fissare la discussione".

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