Chi riempie le tv ma non le urne

Uno dei teoremi di Silvio Berlusconi era che le campagne elettorali si decidono nell'ultima settimana, addirittura negli ultimi due giorni prima del voto

Chi riempie le tv ma non le urne
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Uno dei teoremi di Silvio Berlusconi era che le campagne elettorali si decidono nell'ultima settimana, addirittura negli ultimi due giorni prima del voto. Partire lunghi sono solo tempo, energie e soldi buttati. L'elettore fedele e motivato è il ragionamento non è certo condizionato dal dibattito elettorale; quello indeciso tra due partiti o addirittura che non sa se astenersi o no è invece disponibile al cambiamento fino all'ultimo, e probabilmente solo all'ultimo minuto ci mette su la testa. In questo meccanismo, che influisce anche sull'affluenza, si annida il margine di errore più o meno ampio dei sondaggi che a tutt'oggi danno un quadro molto simile a quello uscito alle ultime elezioni politiche del 2022. Difficile però che qualcuno dei concorrenti da qui a sabato cali il jolly tipo quel «se vinco tolgo le tasse sulla casa» con cui Berlusconi spiazzò Prodi all'ultimo secondo del faccia a faccia moderato da Vespa: le elezioni europee non offrono possibilità di promettere cose del genere, si gioca sui grandi temi privi di concretezza o di effetti immediati. Fa tenerezza Michele Santoro quando promette di avere la ricetta per portare la pace nel mondo - forte all'ultimo sondaggio pubblicabile dell'uno virgola - che ha messo in apprensione Putin e Zelensky; così come Netanyahu sta aspettando di vedere il risultato della pregiudicata per violenze Ilaria Salis e decidere se fermarsi o no a Gaza; poi c'è Conte che per la seconda volta gioca sul voto di scambio, promette di abolire la povertà (questa volta continentale) e sconfiggere l'inquinamento globale; e infine Marco Tarquinio che si impegna a combattere l'aborto e addirittura chiudere la Nato con la divisa del Pd. Tutte parole al vento, che al confronto le disquisizioni strampalate e ridicole del leghista Borghi sull'abolizione della Bce e forse dell'Europa intera potrebbero apparire più fondate, il che è tutto dire.

L'unico senso di andare in Europa non è per distruggerla né di renderla non più buona e bella, una sorta di Bengodi, bensì un luogo politico e culturale più forte e coeso al suo interno e nel mondo, cosa che oggi non è, proprio perché indebolita dagli sfascisti e dai venditori di fumo di cui sopra che riempiono di parole i talk show, ma mai le urne con i loro voti.

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