Da Roma a Bruxelles la sinistra non perde il vizio di voler mettere le mani nelle tasche dei cittadini e l’ossessione per nuove tasse e patrimoniali. L’ultima occasione in ordine di tempo è una risoluzione che verrà votata oggi, 10 maggio, all’Europarlamento presentata da due parlamentari europei José Manuel Fernandes (socialista) e Valérie Hayer (Renew) chiamata «Risorse proprie: un nuovo inizio per le finanze dell'Ue, un nuovo inizio per l'Europa». Già dal nome della risoluzione si potrebbe obiettare, quelle che l’Unione europea chiama «risorse proprie», sono in realtà «risorse nostre», ovvero i soldi dei cittadini europei. Si tratta in sostanza di una relazione per individuare dove l’Ue dovrà reperire i fondi per il proprio bilancio in futuro. Ciò che più colpisce sono però gli emendamenti presentati dagli europarlamentari della sinistra europea tra cui alcuni esponenti del Pd.
Nella proposta di risoluzione al paragrafo 13 si legge: «Il lato delle entrate del bilancio dell'Unione dovrebbe essere utilizzato strategicamente per rafforzare la competitività e la sostenibilità dell'Unione e per promuovere l'innovazione dell'Ue, come pure la giustizia sociale, fiscale e ambientale», per farlo nell’emendamento si propone di integrare le risorse con «imposte provenienti dal settore societario nonché dagli individui e dalle famiglie più ricchi per motivi di sufficienza, uguaglianza sociale ed economica, equivalenza fiscale».
Si arriva così all’emendamento 29bis con la proposta di una patrimoniale invitando «la Commissione a presentare una proposta relativa a una nuova risorsa propria basata su un'imposta sul patrimonio di individui e famiglie». Da qui la consueta visione della patrimoniale come panacea di tutti i mali: si «ritiene che un'imposta sul patrimonio progressiva a livello di Ue contribuirebbe a far uscire l'Unione dalle molteplici crisi recenti, potrebbe essere utilizzata per contrastare l'inflazione e l'aumento dei prezzi e ridurrebbe le disparità sociali ed economiche corrosive».
Si propone poi di tassare i «profitti straordinari» invitando «la Commissione a procedere urgentemente alla valutazione di una risorsa propria basata su una tassa di solidarietà applicabile a qualunque impresa che ottenga utili in eccesso dalle crisi». Nel delirio di dover tassare ogni cosa, si arriva a parlare di «redditi eccessivi», un concetto antitetico a ogni principio di economia liberale: chi decide quali sono i redditi eccessivi? In base a quali criteri? Eccessivi rispetto a cosa?
Invece, secondo gli europarlamentari progressisti «alla luce della sostanziale e crescente disuguaglianza nella distribuzione della ricchezza, sia giunto il momento che l'Ue agisca per tassare i redditi più elevati; ritiene che, introducendo un'imposta minima per i redditi elevati e un ulteriore scaglione fiscale per i redditi “eccessivi”, si potrebbe garantire la giustizia sociale ed economica».
Come spiega l’europarlamentare Marco Zanni, presidente del gruppo Identità e Democrazia: «la sinistra in Europa mostra ancora una volta il suo vero volto e propone, con una serie di emendamenti al provvedimento sulle risorse proprie, una nuova patrimoniale, chiede la redistribuzione del reddito e parla persino di “redditi eccessivi”. Se da una parte purtroppo non ci sorprende l’eterno ritorno di concetti veterocomunisti che pensavamo relegati ai libri di storia, dall’altro ci stupisce che alcuni di questi emendamenti siano firmati anche da eurodeputati del Pd, che si conferma una forza sempre più sbilanciata verso la sinistra estrema.
Anche con Elly Schlein, è sinistra tassa e spendi. Cambiano i segretari, ma la soluzione per loro è sempre la stessa: mettere le mani in tasca ai cittadini e imprese».
Se è molto probabile che la risoluzione sia approvata nel voto di oggi all’Europarlamento, bisognerà vedere l’esito della votazione per gli emendamenti presentati, è probabile alcuni siano approvati e altri bocciati. Di sicuro le proposte avanzate testimoniano che per la sinistra certi amori non finiscono mai.
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