"Più flessibilità sul debito": ora Von der Leyen si scopre "colomba"

All'addio di Monti alla Bocconi, Ursula von der Leyen apre alla tanto discussa flessibilità sul debito. Chiesta per favorire gli investimenti nel green

"Più flessibilità sul debito": ora Von der Leyen si scopre "colomba"

Ursula von der Leyen apre alla flessibilità e a una maggiore discrezionalità nel giudizio sulla sostenibilità del debito dei Paesi Ue. E lo fa parlando, alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, alla corte di Mario Monti, l'Università Bocconi, in occasione del passaggio di consegne tra il presidente uscente dell'ateneo ed ex premier e il successore Andrea Sironi, rettore dal 2012 al 2016 e oggi presidente di Assicurazioni Generali. Di fronte a Monti per andare oltre ciò che l'agenda Monti ha rappresentato: austerità e ortodossia. Da ministro del governo Merkel che quell'ortodossia predicava a presidente della Commissione che ha dovuto sospendere il rigorismo: la metamorfosi di von der Leyen parte dalle dichiarazioni.

Per von der Leyen "Il futuro dei nostri figli ha bisogno che si investa nella sostenibilità e che si investa in modo sostenibile. Ecco perché vogliamo dare ai governi nazionali una maggiore flessibilità nel percorso di riduzione del debito, per aprire lo spazio agli investimenti strategici". Non cambia la filosofia europea, cambia la strategia di applicazione: "Gli obiettivi di Maastricht", ovvero la sostenibilità del debito pubblico e il controllo dei deficit, "non cambiano. Ciò che cambia è il modo in cui ci arriviamo".

La presidente della Commissione Ue non è entrata nello specifico nel quadro delle interlocuzioni in corso tra Palazzo Berlaymont, Consiglio europeo e Paesi membri sulla futura riforma dei Trattati e del Patto di Stabilità sospeso ancora per poche settimane, indicando però che nelle proposte europee "ci sarà uno schema comune europeo in cui gli Stati Membri predisporranno un piano per raggiungere una graduale riduzione del debito pubblico, in cui gli investimenti e le riforme procederanno di pari passo". Dopo Next Generation Eu, una seconda ammissione della fine del rigorismo e del suo fallimento, accelerata proprio dalla svolta di Angela Merkel durante la pandemia di Covid-19.

Secondo von der Leyen "ci sarà più libertà negli investimenti ma anche maggior controllo sul progresso dei piani" di bilancio di ogni Stato "una volta che sono stati approvati e una severa applicazione". "In questo modo - ha concluso - possiamo superare decenni di dibattiti divisivi sulle nostre regole di governo dell'economia" e costruire "una governance al servizio dell'Europa perché è al servizio di tutti i Paesi" membri della Comunità dei Ventisette.

Per von der Leyen flessibilità e semplificazione hanno un obiettivo comune: rendere l'Europa comptitiva e protagonista delle sfide del futuro, prima fra tutte la transizione energetica. L'Ue vuole supportare l'intera catena del valore, fino alla produzione in serie delle soluzioni green-tech più strategiche e prodotti finiti puliti. La logica sarà quella di NextGen, perché "il giusto mix di di investimenti e riforme sta facendo progredire l'Europa" secondo von der Leyen. La somma di risorse tra questo piano e RePower Eu supera gli 800 miliardi di euro che von der Leyen indica a disposizione dell'Europa. La sfida ora sarà giocare da protagonisti laddove si decide la gerarchia economica mondiale: tecnologie critiche, energia, semiconduttori e, appunto, la nuova frontiera della transizione. Su cui non manca una stoccata agli Stati Uniti.

"L"Inflation Act" promosso dall'amministrazione Biden per sussidiare la transizione "può anche creare distorsioni privilegiando, ad esempio, le imprese statunitensi", ammonisce von der Leyen. Comprimere la domanda interna dei Paesi europei in una fase di alta inflazione, grandi necessità di investimento e emersione di attori globali sempre più arrembanti sarebbe una scelta suicida.

La Commissione Europea detta la linea per una svolta che può mettere definitivamente alle spalle l'era del rigore e ogni suo possibile ritorno. Dai fatti la giudicheremo alla luce di dichiarazioni tanto ambiziose: sperando che la montagna non partorisca il topolino come accaduto sul price cap del gas.

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