La prosopopea delle Ong tedesche stupisce per la capacità di portare sempre più in là la propria asticella. Le navi che operano sotto la bandiera della Germania nel Mediterraneo centrale e che, da anni, pretendono e ottengono di sbarcare nel nostro Paese, e non in quello che ne rivendica il territorio, i migranti senza documenti recuperati in mare. Non riconoscono la sovranità italiana e non ne riconoscono le leggi, come dimostrano le continue e volontarie violazioni, che portano conseguentemente a sanzioni. Per questo non non stupisce che le Ong tedesche sanzionate in ragione di una trasgressione oggettiva di una legge italiana si rivolgano alla Germania chiedendo un intervento diretto del governo federale contro quello italiano.
L'ultima richiesta arriva con una petizione firmata da un collettivo composto da #LeaveNoOneBehind, Sea-Eye E.v., Sea-Watch e.V, United4Rescue e.V., SOS Humanity e.V., r42 - Sail And Rescue, Mare*Go e Sos Mediterranee. A farsi portavoce del documento è Julie Schweickert, della Ong Sea-Eye, la cui nave omonima è attualmente bloccata nel porto di Reggio Calabria, avendo ricevuto un'ordinanza di fermo amministrativo per sessanta giorni. È la prima nave a ottenere la recidiva e a fare un passo avanti verso lo step successivo, che è la confisca del mezzo. Nel documento, le Ong fanno leva sul provvedimento di sospensione (non annullamento) del fermo firmato da un giudice di Crotone per la nave Humanity1: "Il nostro stato di bandiera, la Germania, deve ora lavorare con tutti i suoi mezzi per garantire che anche le altre navi vengano liberate rapidamente". Sono attualmente due le navi tedesche fermate in porto per la violazione del decreto Piantedosi.
"Che l'Italia sanzioni l'azione di navi sotto bandiera tedesca in acque internazionali non è lecito! La Germania come Stato di bandiera e, soprattutto, il ministro federale dei Trasporti, Volker Wissing, come ministro responsabile che si occupa delle questioni di navigazione, sono responsabili", sbraitano i tedeschi delle Ong, con tanto di punti esclamativi. Ma c'è di più, perché dal governo tedesco, le Ong chiedono un'interferenza nel governo italiano, che causerebbe profonde conseguenze diplomatiche: "Deve anche posizionarsi chiaramente contro le azioni dell'Italia, perché il governo post-fascista di Meloni legittima che le persone vengano deportate nel Paese della guerra civile, la Libia".
"Non lasciate che il ministro dei trasporti italiano, Matteo Salvini, che parla del salvataggio in mare come "taxi del mare", vinca il suo gioco, che costa vite umane", concludono dalla Ong rivolgendosi al ministro tedesco, che secondo loro, sotto la pressione di una raccolta firme (che al momento non raggiunge nemmeno gli 8mila sottoscrittori), deve impegnarsi "a garantire che le determinazioni delle navi siano terminate il più rapidamente possibile". Ovviamente, dalla Germania tutto tace: il governo federale non ha alcun interesse, o legittimazione, a intervenire sulla questione. L'Italia è un Paese sovrano con le proprie leggi e nel momento in cui una nave, battente qualunque bandiera, ne attraversa i confini marittimi, le accetta implicitamente.
Se le Ong intendono rivendicare l'appartenenza di bandiera, l'Italia potrebbe impugnare il diritto internazionale e costringere quello Stato a farsi carico dei migranti portati in Italia da quelle navi. Anche per questo, al di là di un discorso di rispetto democratico, la Germania non interverrà sugli appelli delle Ong. E poco importa se, come scrivono nella nota social dalle parti di Sea-Eye, "Julie Schweickert ora ne ha avuto abbastanza e sta combattendo con molti alleati. È importante opporsi ad alta voce ai fascisti in Italia".
Al di là del solito e stantio ritornello dei "fascisti in Italia", che è anche illogico nella misura in cui chi accusa l'Italia di fascismo pretende che i migranti irregolari sbarchino nel Paese, con questo documento è ancora più evidente come le Ong vivano in un mondo scollato dalla realtà, impregnato di mera propaganda.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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